Il welfare del futuro? Un sistema dove il terzo settore avrà un ruolo di assoluta preminenza nella progettazione delle politiche sociali, a patto di rivendicare la propria autonomia e la sua capacità di fare rete. Queste alcune delle considerazioni fatte in merito al “Manifesto per un welfare del XXI secolo” presentato a Firenze, nell’ambito di Terra Futura.
Se quindi finora del terzo settore è stata solo sottolineata la capacità di fornire servizi a costo contenuto, l’idea è che questo possa essere volano e protagonista nello stato del futuro, per la sua capacità di costruire reti sociali e trasformare gli utenti dei servizi in protagonisti consapevoli.
L’idea del Manifesto per un welfare del XXI secolo è stata avanzata lo scorso novembre a Roma, prendendo le mosse dai progressivi tagli effettuati dallo stato nei confronti delle politiche sociali. Il testo, volutamente ampio, tende a ribadire ciò che non è rinunciabile nel welfare futuro: ovvero la necessità di porre al centro delle scelte pubbliche la salvaguardia e la promozione dei beni comuni, essenziali per la conduzione di una vita dignitosa, e le pari opportunità nell’accesso alla formazione, al lavoro, alla soddisfazione dei bisogni di cura, alla sicurezza.
L’idea quindi è combattere quella cultura che considera il welfare “come retaggio del passato, costo sociale improduttivo e cultura degli sconfitti”, promuovendo invece l’idea di un welfare inteso come “fattore di investimento” e come “moltiplicatore di risorse”.
Pari opportunità, diritti, meritocrazia e solidarietà sociale: queste le basi dello stato del futuro. Su questi pilastri si gioca anche la battaglia civicratica, per cui ogni cittadino è chiamato ad impegnarsi in prima persona nella costruzione della propria persona e della società.
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