Mag 17, 2013 | Notizie | 0 commenti

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PRENDERSI CURA IL VERO PROGRAMMA POLITICO

acquaLa Chiesa cattolica attraverso il trauma delle dimissioni di papa Benedetto e un Conclave rapido e indolore – ha avuto la capacità di presentarsi al mondo con papa Francesco, un gesuita venuto dalla “fine del mondo”, il tipo “scarpe grosse e cervello fino”, catapultato dalle periferie di Buenos Aires alle borgate romane e, attraverso di esse, di nuovo ai confini del mondo globalizzato. E il neoeletto pronuncia esattamente quelle parole che ci piacerebbe sentire anche dai nostri governanti: prendetevi cura dei piccoli, dei deboli, dei poveri; prendetevi cura del creato.

Prendersi cura… Da quanto tempo ripetiamo queste parole (e le mettiamo in pratica) nel nostro piccolo, che poi tanto piccolo non è? Mentre scriviamo non si sa ancora come andrà a finire – o a ricominciare – la vicenda politica nazionale. Ma in qualche maniera è irrilevante, perché resta la malinconia di una rappresentanza politica, anche quella vestita di “nuovo”, che non riesce ad avere una visione nazionale proiettata nel futuro. Proprio mentre è sempre più evidente la situazione di “scippo di futuro” che affligge il Belpaese.

Noi – intendendo la ampia varietà del Volontariato, del Terzo Settore – noi possiamo soltanto ribadire le nostre posizioni e le richieste della società civile che ci vengono affidate. In questo senso possiamo e vogliamo essere ancora una volta di orientamento, animazione, provocazione e stimolo. Ma non in modo predicatorio, bensì spingendo a “fare” esercitando al tempo stesso il giusto controllo su ciò che si fa.

I dati Istat ci parlano di una crescita del numero di persone che si dedicano al volontariato (dal 6,9 al 10 % in meno di vent’anni; nel 2011 abbiamo prodotto un valore economico pari a 8 miliardi di euro — dato Istat/Cnel). Partendo da questo possiamo mostrare realizzazioni utili e positive, messe in piedi da gente che è riuscita a non smarrirsi nella confusione che da troppo tempo avvolge l’Italia. Sappiamo – e lo abbiamo detto e praticato – che non basta la protesta, le lamentazioni poi non hanno mai portato lontano.

Occorre reagire, perché sappiamo per secolare esperienza che “se si vuole si può.

Ma siamo convinti che occorre sollecitare la possibilità di utilizzare spazi e strutture, avere a disposizione servizi, abbattere orpelli burocratici, in altri termini promuovere azioni che ci permettano di svolgere il nostro “servizio”. In una sana logica di sussidiarietà. E questo perché uno sbocco alla situazione difficile che viviamo (la crescita del precariato, l’aumento della disoccupazione soprattutto giovanile, i crediti che si fa fatica a esigere, il peso fiscale ai limiti della sopportazione) può davvero essere quello di aiutare e sostenere chi reagisce alla crisi. Non alla “si salvi chi può”, non alla “spera in dio”, ma trovando le “nuove strade” che abbiamo già più volte indicato parlando di km zero piuttosto che acquisti solidali, di banche del tempo piuttosto che di gruppi di auto-aiuto. E questo significa un lavoro di educazione a lungo termine, dare attenzione alla sostenibilità dello sviluppo in stretta unione con la solidarietà. Ma soprattutto “tutti insieme”. Perché noi non ci pensiamo, ma i 7 miliardi di abitanti del pianeta di oggi nel 2050 saranno 9 miliardi.

Vogliamo tutti insieme far crescere finalmente una coscienza civile all’altezza della situazione? Papa Francesco si limita (?!?) a chiedere di “prendersi cura”. Non vi sembra la sintesi di un programma politico davvero rivoluzionario?

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