Lug 23, 2015 | Notizie | 0 commenti

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VERSO LA PRIMAVERA CIVICRATICA

Verso la primavera Civicratica

Nel primo quarto dell’Ottocento, l’Europa, uscita dal Congresso di Vienna, era dominata dai grandi imperi assolutistici che controllavano gran parte dell’Europa Centro – Orientale e Centro – Meridionale: Impero Austro – Ungarico, Impero Russo, Impero Ottomano. Ad Occidente, invece, c’erano gli Stati liberali, in primis l’Inghilterra e la Francia. Il mondo tedesco e la Penisola italiana al centro – nord erano divisi in Stati regionali, ed erano sotto l’influenza politica e militare dell’Austria asburgica, erede dell’ormai defunto Sacro Romano Impero. La Spagna, dopo aver perso l’Impero coloniale delle Americhe, era, con la sua monarchia borbonica, tagliata fuori dai grandi giochi di potere. Stessa storia per il Regno delle due Sicilie (anch’esso con corona borbonica) che nonostante fosse la terza economia industriale – manifatturiera europea, viveva in un dorato isolazionismo, protetto a Nord dall’acqua santa della Chiesa e a Sud da quella salata del mare. Ma, a partire dal 1820, cominciano a produrre i loro effetti anche in Germania, Grecia, Italia e Polonia le idee astratte liberal – democratiche di Nazione, (basate sui tre principi di Popolo, Territorio e Sovranità) che avevano seminato le armate giacobine e napoleoniche fra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, ben diverse dal concetto identitario legittimista o tradizionale di Nazione che gli storici defininiscono d’Ancien Regime, all’epoca imperante, basato sul binomio “trono – altare” e su un insieme di usi e costumi, tradizioni popolari. Il concetto liberale e astratto di Nazione di una élite borghese si scontrò con un concetto più concreto e reale di Nazione basata sui tre stati immutabili: “bellatores” (nobili e cavalieri), “oratores” (clero) e i “laboratores” (lavoratori,senza distinzione della condizione economica e sociale, che formavano la gran maggioranza della popolazione). Alla fine prevalse l’innovativa idea della Nazione liberale – democratica. Queste nuove idee nazionali che assegnavano ad ogni Popolo, inteso come insieme di cittadini legati dallo “jus sanguinis”, uno Stato con cui autogovernarsi, staccandosi così dall’influenza del potere universale imperiale, portarono con la rottura del fronte della alleanza fra gli Imperi, l’appoggio delle potenze liberali, alla nascita, tra gli altri, di due Stati unitari, nazionali e liberal-democratici, nel cuore dell’Europa: la Germania e l’Italia. In quest’ottica si inserisce la figura chiave in Italia e non solo di Giuseppe Mazzini, considerato l’apostolo dell’idea di Nazione Repubblicana, unica e indivisibile, basata sulla democratica sovranità del Popolo, inteso come comunità dei cittadini,cioè di coloro che hanno un particolare status giuridico da cui derivano diritti e doveri nei confronti dello Stato (considerato l’insieme di norme e ordinamenti giuridici gerenti o come un apparato burocratico – amministrativo) che esercitano il loro potere attraverso la Polis (intesa come apparato politico dello Stato democratico). Il Mazzinianesimo è importantissimo perché fonda le basi ideologiche stesse dello Stato nazionale italiano, ancora vive, anche se in profonda crisi. Nel Secondo Dopoguerra, con la proclamazione della Repubblica, festeggiata riesumando simbolicamente proprio la salma di Mazzini, e le prime elezioni a suffraggio universale nel 1946, lo Stato Nazione italiano, unico ed indivisibile, a sovranitá popolare, ha avuto in Italia una sua quantunque incompleta espressione nel periodo che va dalla entrata in vigore della Costituzione Repubblicana nel 1948 sino al 1972, anno in cui le Regioni sono entrate in funzione. In questa fase si è configurato,con la Carta Costituzionale, uno stato social- democratico con l’interesse privato che veniva meno dinnanzi al supremo interesse collettivo e con la Repubblica che aveva il compito di dirimere e appianare le differenze fra i cittadini. Ma, a partire dal 1972, iniziarono i primi problemi che poi divamparono in maniera ben più grave venti anni dopo con la stagione di Tangentopoli e la fine della Prima Repubblica, coincisa con l’avvento a livello internazionale della Globalizzazione con la fine della Guerra Fredda, la nascita della Unione Europea e della moneta unica, fino ad arrivare ai problemi dei giorni d’oggi: – Prime divisioni all’interno del Paese con ritorno in auge dei campanilismi locali con le battaglie per i capoluoghi regionali, come ad esempio quella fra Reggio Calabria e Catanzaro o quella fra Pescara e L’Aquila. Fenomeni che con il dilagare del malcostume politico e della partitocrazia e con i primi scontri fra potere locale e centrale, sfociarono nel fenomeno autonomista delle Leghe o nell’antipolitica. – Cambio della classe dirigente col dilagare della lottizzazione dei posti di potere con funzionari messi nei gangli della pubblica amministrazione più per la propria fedeltà al Partito che per le proprie capacita, determinando col tempo un apparato burocratico sempre più elefantiaco inefficiente e lento, lontano dalle esigenze del cittadino, anzi nemico del cittadino stesso, costretto a vedersi sottratta gran parte della sua ricchezza per mantenerlo in vita. – Crisi dell’educazione e della scuola, con svalutazione dell’istruzione, soprattutto delle discipline storiche, fondamento dell’identità di un popolo. – Partitocrazia che ha strangolato la Democrazia italiana,trasformatasi nelle forme più gravi, addirittura, in Capocrazia, allontanando la politica dall’interesse del cittadino che da soggetto attivo del Popolo Sovrano si è spersonificato e trasformato sempre più in un numero, un mero voto elettorale da sfruttare. Problematica radicalizzatasi negli ultimi anni con addirittura tre Presidenti del Consiglio non eletti dal Popolo. – Rottura dell’equilibrio dei poteri e ingerenze dell’uno sull’altro, con venuta meno dell’ indipendenza della Magistratura, con carriere politiche segnate da avvisi di garanzia. -Necessità di riorganizzare all’interno e all’esterno sul territorio la macchina governativa dello Stato, valorizzando e non soffocando le identità particolaristiche locali – Lottizzazione dell’informazione televisiva e dei quotidiani, equiparazione della diffamazione a mezzo Facebook (o altro social network) con quella a mezzo stampa, tentativo di eliminare i pubblicisti dall’ordine dei giornalisti per cancellare la libera informazione dei free lance, tagli dei fondi alla stampa e all’editoria. Questi sono solo alcuni dei problemi che negli ultimi decenni hanno messo in crisi il concetto mazziniano di Stato Nazione e di Repubblica Democratica. A tal proposito, ritengo che i principi civicratici rappresentano attualmente il giusto compimento degli ideali mazziniani di Nazione e Sovranità per arginare la crisi dello Stato e soddisfare le esigenze di Sovranità reale del Popolo. Infatti Civicrazia prevede tra l’altro: Meritocrazia e Trasparenza nell’affidamento di incarichi politico – amministrativi e nei concorsi pubblici, con una organizzazione istituzionale fluttuante, in continuo movimento, dove la posizione di ognuno è in continua evoluzione in base a cosa si dimostra di saper fare concretamente. – Trasformare l’elefantiaco apparato amministrativo drena denaro pubblico, in un Corpo Civicratico al servizio del cittadino, riducendo al minimo spese per incarichi vari. – Educazione del cittadino all’Educazione civica e alla Civicrazia. Tutto ciò permettere di integrare nella Nazione i giovani che non si sentono italiani perché impersonificano nella Nazione l’attuale sistema di potere che in realtà è la cosa più distante dalla Patria che possa esserci. Nel contempo si integrerebbero nella nuova Patria i nuovi cittadini venuti da fuori. – Creazione della figura del Difensore Civico Nazionale che possa derimere le controversie e le ingerenze fra i vari poteri dello Stato. – Libertà di informazione pluralista con tutti i mezzi, valorizzando in particolare il settore telematico per permettere la più veloce e capillare diffusione delle informazioni. – Pensare una nuova forma di Unitá Nazionale che non deve essere per forza quella centralizzata e superata del giacobinismo di stampo francese ottocentesco, ma che possa anche valorizzare le realtà particolaristiche del territorio nazionale, applicando i principi democratici del Mazzinianesimo al Federalismo, come fatto ad esempio da Cattaneo. – Valutare il ripristino di una certa sovranità monetaria e finanziaria, rivedendo i relativi trattati europei, affinché alcune decisioni economiche per il Paese vengano prese in Italia e non altrove. – A questo punto possiamo lanciare alla grande il progetto per l’Unione del Cittadino Protagonista per instaurare il reale potere del cittadino che si esplica in primis all’interno delle associazioni (realtà civiche e locali in cui opera), collegando in unico progetto vincente liste civiche, associazioni e realtà particolariste locali in tutto il territorio nazionale e unirle sotto l’ala protettiva di Civicrazia, per portare il Popolo al governo e fare le riforme di cui abbisogna il Paese per tornare a volare nei cieli d’Europa e del Mediterraneo nella Primavera Civicratica.

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