La pensione che non ti aspetti
E’ allo studio dell’esecutivo l’innalzamento delle pensioni più basse.
Il Ministro del Lavoro Poletti incontrerà a breve (entro metà settembre 2016) le parti sociali per mettere a punto un piano di rilancio delle pensioni più basse e parlare in genere delle questioni legate ai pensionati futuri e ai pensionandi. Le risorse dovrebbero essere circa un paio di miliardi di euro, ma le cifre non sono definitive.
Con queste somme si dovrà rilanciare e trovare la quadra su elementi come APE (e capire i costi sociali poi richiesti ai futuri pensionati), innalzamento pensioni minime, (addirittura si parla di una sorta di quattordicesima che però da quanto si apprende potrebbe essere in ipotesi legata al reddito complessivo del singolo e non del nucleo familiare, con un possibile effetto distorsivo del fine della misura messa in campo dall’esecutivo), e altro.
Tutto questo facendo finta di non ricordare che pende ancora nelle aule di giustizia la vicenda legata alle perequazioni delle pensioni della Riforma Monti Fornero (anni 2012 e 2013) dopo la pronuncia della Consulta 70/15, il cui effetto venne -si ricorda- tamponato da un nuovo provvedimento legislativo, nuovamente portato nelle aule di giustizia e nuovamente finito innanzi alla Consulta, in attesa di trattazione, Consulta che ove dovesse rilevare l’incostituzionalità anche di queste nuove disposizioni legislative, creerebbe effetti notevoli sul bilancio dello Stato.
Non va dimenticato in tutto questo quale drammatica dinamica i pensionati italiani abbiano affrontato dopo il blocco delle indicizzazioni di pensioni, che per lo più sono basse (con l’inflazione che ha eroso ancor di più il valore pensione già magro di suo), pensioni che è bene ricordarlo sono tassate in Italia come un qualsiasi reddito.
Si sa la coperta è sempre corta e l’Europa ci osserva ma tutto questo non può sempre essere pagato da chi a livello sociale ha già dato ad una crisi dirompente, ad un debito pubblico sempre più in espansione (malgrado gli sforzi economici richiesti dallo Stato nel corso degli anni), e in genere a chi ha rappresentato una sorta di ammortizzatore sociale per la famiglia tra i cui componenti potevano esserci quei disoccupati creati proprio da quella crisi favorita da speculatori: tutto ciò perché se è vero che i momenti recessivi impoveriscono taluni, dall’altra aumentano le ricchezze di altri facendo aumentare sempre di più la forbice sociale tra i ricchi (pochi, che lo sono sempre di più) e i poveri (che, in aumento progressivo, pure lo sono sempre di più).
La questione non è di facile soluzione e questo è un motivo in più per non scegliere sempre la soluzione più facile (far cassa attraverso l’erosione del valore delle pensioni).
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