Social network o no? L’altra faccia della medaglia
Facebook, Twitter, linkedin, la rete ha creato la democrazia diffusa. Ognuno può dire liberamente (almeno per il momento) la sua.
E così il web, nato per ragioni militari, al fine di consentire un sicuro scambio di informazioni riservate, anche in caso di blackout delle comunicazioni radio, ha dato libertà di parola a tutti: nel web e ancor più nei social network si trova tutto e il contrario di tutto.
Fatto sta che, si sta poco a capirlo, quando tutti parlano, la comunicazione diventa incomprensibile dato che le informazioni si accavallano le une con le altre e il tutto si trasforma in un confuso vociare nel quale talvolta, si riesce a comprendere qualcosa solo quando qualcuno alza la sua voce più degli altri.
Ed alzare la voce più degli altri, in questo caso, significa provocare, in modo più o meno consapevole, reazioni fortemente emotive in chi riceve i messaggi.
Il problema sta nel fatto che l’intelligenza emotiva della gran parte delle persone, vale a dire la loro capacità di riconoscere le proprie emozioni, di individuare il meccanismo che le scatena, e la capacità di impiegarle in modo costruttivo è pari a zero.
In altre parole, se nella rete e con i social network ha preso forma una realtà virtuale questa non differisce per nulla dalla realtà concreta nella quale chi realmente governa le questioni sta ancora impiegando l’antico motto “Dividi et impera” e giocando con le emozioni dividere è un gioco da ragazzi.
Dignità e sovranità possono concretizzarsi comprendendo che solo unendo le forze sarà possibile riconquistare la sovranità.
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