Il nuovo desiderio di politica
I cittadini hanno bisogno della politica ma non dei politicanti che parlano in politichese.
Il desiderio civico di avere una buona amministrazione passa per la qualità dei politici, i quali sono di volta in volta chiamati ad esercitare il mandato parlamentare, territoriale e amministrativo secondo le regole della democrazia rappresentativa secondo coscienza e competenza, quest’ultima ultimamente a volte lacunosa o appannata dall’interesse di singoli.
La politica e i politici hanno bisogno dei cittadini, perché è con il loro consenso che sono chiamati a svolgere le funzioni attribuite dalla legge e dalla Costituzione repubblicana.
Ebbene questo legame profondo tra rappresentanti e rappresentati, che garantisce la sopravvivenza delle istituzione democratiche, rischia di rimanere ferito dal clima incandescente che negli ultimi tempi ha animato la dialettica politica.
Oggi c’è bisogno di ripartire, di ridurre le distanze tra amministratori e amministrati: la politica deve tornare a riappropriarsi del diritto dovere di decidere nell’interesse del Paese, ma deve ascoltare le richieste dei cittadini. La politica deve tornare a parlare lo stesso linguaggio della gente, sempre più lasciata sola, nelle grandi difficoltà di oggi.
Qualcuno auspica il ritorno di un giovane Prodi, forse sarebbe meglio la nascita dell’uomo del nuovo, che non ricompatti equilibri esistiti e che non potranno più tornare, essendo cambiata profondamente l’Italia, ma che ne crei degli altri in ragione delle attuali necessità delle persone e del popolo, che secondo Costituzione, è sovrano.
Per dirla con poche parole, non serve un nuovo politico, ma un politico nuovo.
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