Mar 16, 2017 | Notizie | 0 commenti

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PER L’ISTAT L’INFLAZIONE SI È RIPRESA MA I REDDITI NO

Per l’Istat l’inflazione si è ripresa ma i redditi no

Secondo l’Istituto di Statistica italiano l’inflazione è tornata a crescere con una impennata che non si vedeva da anni e che ci riporta anni indietro. In realtà a gennaio l’inflazione sarebbe cresciuta del 1% mentre i redditi della metà (0,5%).     

La domanda è perché e con quale effetto?

Evidentemente questo non dipende dalla ripresa della domanda interna ma forse da episodi esterni quali le recenti “gelate” sui prezzi degli alimentari quali frutta e verdura di stagione, aumento costo energia, domanda estera, altro.

Ma se i redditi interni (degli italiani) non crescono con e per l’aumentare dell’inflazione allora il potere di acquisto degli italiani si riduce (mentre le imprese potrebbero giovarsi dell’aumento dell’inflazione).

Che l’inflazione aumenti è un bene per certi aspetti (la deflazione è un rischio ancora più elevato) ma essa slegata dall’aumento dei redditi è dannosa per la domanda interna.

Una “tassa occulta” che i cittadini sono chiamati a sborsare al fine di ottenere gli stessi beni e servizi che avevano prima. Le notizie allarmanti sui prossimi incrementi dell’iva (quella del 10% dovrebbe essere spostata al 13% e forse quella dal 4% al 5% e ancora più in forse quella del 22% al 25%) per finanziare l’abbattimento del cuneo fiscale accrescono sempre più le preoccupazioni degli italiani e consumatori, in quanto quegli incrementi di tasse e dell’inflazione (le imprese scaricheranno sui consumatori le tasse così aumentate) non accompagnati da un vero aumento del reddito porterebbe ad un sempre maggiore impoverimento dei lavoratori e pensionati o comunque di coloro che non vedessero aumentare il proprio reddito. Per quanto appreso poi, lo stesso abbattimento del cuneo fiscale pare premi più l’impresa che il lavoratore (non riflettendosi integralmente nella busta paga).Lo spostamento della fiscalità dal reddito al consumo è un aspetto utile da analizzare solo se non si compromette l’accesso a servizi e beni di prima necessità (es l’iva 10% ricade su carne pesce e farmaci) e si attribuisce ai cittadini un reddito decoroso.

A questo aggiungiamo che sono anni che pubblici dipendenti e altri lavoratori privati stanno aspettando gli adeguamenti dei propri stipendi: c’è un’Italia a due velocità quella di chi lavora e quella degli altri.

Il Governo in questo clima di incertezza e disagio della classe media -che ormai sta scomparendo- sta valutando di introdurre anche una flat tax (ingiusta per come pensata e in contrasto coi principi costituzionali di progressività dell’imposta) in favore dei grandi imprenditori esteri.  Dunque non rimane che aspettare.

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