Mar 14, 2018 | Notizie | 0 commenti

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LACCI E LACCIUOLI, PROLIFICAZIONI NORMATIVE: ORA BASTA!

Fra pochi giorni si festeggia in Borsa, a Milano, il compleanno dell’Economia 2018 e gli investitori, insieme agli imprenditori hanno qualche richiesta da proporre in agenda per la classe politica appena eletta: la fine della burocrazia e dell’incertezza normativa. In verità, l’esigenza di industriali, artigiani, commercianti, della semplificazione è ormai il ritornello in anni e anni di nuove Legislazioni: uscire, finalmente, dalla foresta di leggi, codici, codicilli, prassi e adempienze, lentezze e incertezze, che spaventano, bloccano e destabilizzano il sistema Paese.

Le nostre aziende stanno dirigendo i propri investimenti fuori dall’Italia dove trovano terreni favorevoli per la bassa fiscalità, per l’essenziale legislazione che regola la produzione e lo scambio di merci e, soprattutto, per il basso tenore salariale. Anzi, la delocalizzazione è divenuto il mantra dello stesso Stato che, attraverso le Camere di Commercio, sta spingendo gli imprenditori a portare il proprio know how verso nuovi lidi più favorevoli. È la vera sconfitta per una nazione che vantava una tradizione industriale e produttiva tra le prime al mondo. Altre aziende decidono di pagare le multe anziché arrendersi a lunghi iter burocratici asfissianti e limitanti e che, d’altra parte, si rivelano fin troppo dispendiosi per la loro organizzazione interna. In fondo si tratta della stessa “tecnica” adottata dall’Italia rispetto alle procedure europee: meglio pagare per le infrazioni, che cambiare il sistema!

Si tratta di una vera e propria crisi strutturale, a cui bisognerà dare una risposta immediata. Ma il timore di una paralisi dopo le ultime votazioni esiste. E la paralisi significherebbe continuare a procrastinare quelle azioni urgenti per rimettere in moto i principali settori di sviluppo e produzione. Essi hanno bisogno di una Pubblica Amministrazione che funzioni e questo ancora, nonostante le tanto osannate ultime riforme, non avviene. Anzi, alle inefficienze di sempre, si sono aggiunte l’emanazione di codici che invece di snellire, ingessano le procedure e creano situazioni di indeterminazione e di incertezza operativa.

Oggi, occorre far ripartire gli investimenti per le infrastrutture, che sono un elemento fondamentale non solo per la crescita, ma anche per la coesione sociale. Purtroppo, la PA è fuori controllo, le imprese soffrono di endemici problemi di liquidità e sembra proprio che l’intero sistema stia collassando. Quale politica sceglierà il novello Parlamento per contrastare questa sconcertante situazione?

Speriamo che si riparta dalla rigenerazione delle città, la riqualificazione urbana ed il consolidamento del sottosuolo, con una particolare attenzione alle zone sismiche. Bisogna ripensare l’urbanizzazione: tecnologia e tradizione possono convivere. Ma occorre necessariamente che le leggi siano brevi, chiare, determinate: solo così la burocrazia non potrà proliferare e con essa la corruzione che è figlia di un apparato contorto e intricato, che si disperde in rivoli sempre più nascosti e angusti. Heidegger avrebbe parlato di “Sentieri interrotti”. Noi, oggi, insieme ai giudici del Consiglio di Stato, parliamo di complementarietà e differenziazione funzionale dei compiti della politica e della PA, che hanno il dovere di collaborare al fine di raggiungere l’obiettivo del pubblico interesse, ognuno nell’ambito delle sue prerogative costituzionali.

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