Apr 18, 2018 | Notizie | 0 commenti

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Lo specchietto delle allodole dei contributi figurativi

Pochi giorni fa, il presidente dell’Inps Tito Boeri, è tornato a parlare di trattamenti di favore per gli eletti alle Camere: “Scandaloso che la Camera non ci abbia dato i dati dei versati dai singoli parlamentari. Si risparmierebbero 150 milioni di euro all’anno se si uniformassero i trattamenti di deputati e senatori a tutti gli altri. Ora vedo che c’è un altro orientamento. In aggiunta ai vitalizi ho segnalato ai questori i privilegi rappresentati dal versamento dei cosiddetti oneri figurativi. Sono contributi consistenti perché rappresentano circa il 24 per cento dei loro versamenti. Auspico che quando si affronterà il tema dei vitalizi si affronti anche quello degli oneri figurativi”.

Questi ultimi sono quei “contributi accreditati, senza onere a carico del lavoratore, per periodi in cui l’interessato è costretto a interrompere l’attività lavorativa per diversi motivi (gravidanza, malattia, disoccupazione). Sono utili sia per raggiungere il diritto a pensione sia per aumentare l’importo della stessa” (come si legge sul sito dell’Inps). A beneficiarne, spiega ancora Boeri, “sono tutti gli eletti al Parlamento nazionale, gli eletti al Parlamento europeo e gli eletti alle assemblee regionali”.

La notizia è ovviamente rimbalzata su tutte le testate giornalistiche italiane, con l’aggiunta del commento finale del Presidente Inps con cui ha voluto “punzecchiare” il neo eletto Presidente della Camera dei Deputati, l’onorevole Roberto Fico: “Ho scritto una lettera all’ufficio di presidenza della Camera per sollecitare un intervento, ma non ho ricevuto al momento alcuna risposta”. Ecco trasformato un alto dirigente di un ente pubblico italiano in fine emissario e portavoce occulto di chissà quale potentato politico.

Purtroppo, per Tito Boeri, ci sono alcune cose da dover puntualizzare, tra le quali l’osservare che le contribuzioni figurative dei parlamentari (nonostante siano state e sono assieme ai vitalizi delle operazioni legislative né eque né logiche) non rappresentino che le briciole di una struttura privilegiante molto più ampia ed importante: basti pensare a decenni di contributi figurativi a carico dello Stato devoluti a migliaia di sindacalisti, molti dei quali ancora viventi. Il vero scandalo, invece, sono le doppie pensioni dei parlamentari, i quali, grazie a una distorta interpretazione dello Statuto dei Lavoratori, possono continuare a versare la loro quota di contributi alla Cassa di provenienza. Uno scandalo ancora più grande è poi dato dal cumulo di più vitalizi: la quintessenza dell’iniquità.

Infine, per non tralasciare buchi vuoti nel ragionamento fin qui esposto, occorre ancora una volta puntare il dito proprio sulle migliaia dei grand commis della pubblica amministrazione, tra cui anche il “trasparente” Tito Boeri, il cui stipendio annuali annuale non è dato sapere, mentre dai dati pubblicati si conoscono quelli degli altri dirigenti Inps o Inail, molti dei quali guadagnano senza alcun pudore di sorta fino a 240.000 euro all’anno, guarda caso proprio il tetto massimo di legge degli stipendi pubblici. Una vera beffa.

Come al solito, in Italia si guarda alla pagliuzza del vicino ed a rimetterci sono sempre i cittadini che oltre a dover farsi carico degli stipendi di questi grandi manager pubblici, devono ancor di più sopportare l’inadeguatezza dei servizi erogati proprio da quegli enti che si sostengono con stipendi d’oro. Speranzoso come sempre, il popolo italiano aspetta che la nuova compagine parlamentare compia il suo dovere legislativo, ma con il passare degli anni la speranza lascia sempre più spazio allo scoramento e ad uno spiacevole senso di fastidio.

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