Set 13, 2018 | Notizie | 0 commenti

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DA AGORDO A TARANTO, PROVE DI MALASANITA’

La tanto osannata Spending Review da parte dei nostri governanti, continua a mietere vittime nella nostra Sanità e sono soprattutto i cittadini a soffrire delle voragini che continuano ad aprirsi nell’intero settore della cura della salute. I tagli alla pubblica amministrazione, compresa quella sanitaria, sono chiamati “razionalizzazioni”, ma si potrebbero meglio chiamare “manomissioni” ed in quanto tali da denunciare. Purtroppo per i cittadini, nessuno sembra più difenderli, vista la sostanziale dogmatizzazione del pensiero razionalizzante i tagli.

Fin qui, il pensiero popolare che vaga nell’etere. Poi, in realtà, si viene a scoprire che secondo la Ragioneria Generale dello Stato, la spesa sanitaria, dopo un lieve calo nel 2010, è in costante aumento.

Dunque, qualcosa non va nell’ambito sanitario, ma non sembra dipendere da una mera quanto illusiva flessione finanziaria.

È di questi giorni la notizia che a Taranto una persona è morta perché in tutta la Puglia non esistono macchinari diagnostici (TAC e Risonanza Magnetica) in grado di poter visitare un obeso e la loro presenza nella vicina Matera è risultata comunque inutile perché in quel momento erano fuori uso e quindi non disponibili. Eppure, secondo l’Istat, più di un terzo della popolazione adulta (il 35,3%) è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa (il 9,8%). La Puglia si attesta tra le prime tre Regioni italiane ad avere la più alta prevalenza di persone maggiorenni obese. Però, si potrebbe obiettare, la Puglia rientra anche tra quelle Regioni ad aver subito un “leggero” piano di razionalizzazione.

In Molise, in cui l’Azienda Sanitaria è rientrata in un vero e proprio programma di ristrutturazione industriale (ma non ai livelli di Lazio, Campania e Sicilia, che da sole avevano un deficit complessivo di 3,8 miliardi, su 6 miliardi di deficit di tutto il comparto sanitario nazionale), un uomo è entrato in coma dopo aver atteso a Larino, in provincia di Campobasso, un’ambulanza, impegnata altrove. A Termoli, invece, dove poteva essere salvato, la tac era ferma per manutenzione. Per questo i soccorritori sono stati costretti a portarlo a San Giovanni Rotondo (in provincia di Foggia).

La sanità uccide come al sud, così al nord.

Ad Agordo, in provincia di Belluno, due anni fa la Asl aveva acquistato due nuove apparecchiature per l’ospedale locale, ma per una riduzione del personale medico, sono state via via abbandonate ed ora per le analisi radiologiche, molti pazienti sono costretti a spostarsi o a farsi trasferire dal personale del pronto soccorso a Belluno (con un aggravio di spese non indifferente e con il depauperamento del servizio del pronto soccorso stesso). Anche in queste zone, come nella maggior parte d’Italia, ci sono fondi abbondanti (oltre 2,5 miliardi di euro) per far funzionare al meglio l’azienda sanitaria, ma non vengono spesi.

Dunque, non si tratta solamente di tagli finanziari, ma in sostanza si tratta di vera e propria malasanità. In Italia non si vigila mai abbastanza sulle aziende sanitarie e chi è demandato per questo compito non sempre ha le capacità e soprattutto la volontà di agire in nome della cittadinanza.

Ed in fondo, sono gli stessi cittadini che non mettono più in pratica quelle sane attitudini di solidarietà e di responsabilità che trasformano la cosa pubblica in una risorsa per il bene e la cura dell’intera compagine sociale.

L’istituzione del Difensore Civico Nazionale potrebbe dare la giusta spinta affinché tutta l’amministrazione pubblica, unitamente ai cittadini, possa trasformarsi dall’interno e conseguire insieme quei risultati di benessere che tutti si aspettano o dovrebbero aspettarsi.

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