La scuola è un organo “costituzionale”. Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte di questo Documento fondamentale dello Stato, quella che si intitola “l’ordinamento dello Stato”, sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue […]. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali.”
Questo è ciò che della Scuola pensava e affermava Piero Calamandrei nel suo Discorso pronunciato al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Roma 11 febbraio 1950).
Da allora ad oggi il valore e la funzione dell’Istituzione scolastica si è abbassato fortemente nella concezione dei cittadini, della società e dello Stato stesso.
Ecco perché oggi chiunque, anziché come Calamandrei, focalizzare l’immagine della Scuola nel “Seminarium rei publicae”, poiché la scuola forma i migliori per la rinnovazione continua, quotidiana della classe dirigente e dei cittadini tutti della Repubblica, con un ruolo e una funzione costituzionale, si sente invece in diritto di puntare il dito sulla Scuola, colpevolizzandola di ogni male che si insinua nella nostra società civile.
Oggi constatiamo quanto sia scarsa la fiducia che il cittadino ripone negli Organismi istituzionali e, cosa ancor più grave, quanta scarsa cultura e deontologia professionale caratterizzi coloro i quali dovrebbero insegnare, guidare e orientare i cittadini alla ricerca della verità e della corretta informazione, nonché al rispetto delle istituzioni pubbliche.
Occorre che il cronista – seguendo i suggerimenti della prudenza e i consigli della perizia professionale – eserciti l’insopprimibile diritto di informazione con il rispetto delle norme dettate a tutela della personalità altrui e dell’obbligo inderogabile di salvaguardia della verità sostanziale dei fatti narrati con la lealtà e la buona fede imposte dai doveri che ne qualificano ineludibilmente l’operato.
Un grande principio deve sempre emergere: il diritto di cronaca e di critica deve arretrare di fronte alla tutela della dignità della persona (fisica o giuridica che sia), che è un diritto inviolabile dell’uomo e in quanto tale tutelato dall’articolo 2 della Costituzione. Le offese (attraverso i giornali e social) all’identità, alla reputazione e all’immagine, nonché alla riservatezza, riguardo a luoghi e soprattutto di minori, sono sanzionate penalmente con il terzo comma dell’articolo 595 cpp (diffamazione a mezzo stampa) e anche la violazione della privacy può far scattare il reato di diffamazione a mezzo stampa.
Il diritto di cronaca e di critica, quale esercizio del democratico principio di libertà di manifestazione del pensiero, trova un limite invalicabile nel rispetto di altri diritti fondamentali, parimenti sanciti dalla Costituzione in quanto attinenti alla pari dignità sociale di tutti i cittadini, nonché nella salvaguardia dei diritti inviolabili d’ogni persona, sia come singolo, sia come membro delle più diverse formazioni sociali nelle quali si forma e si sviluppa la personalità d’ognuno, diritti inviolabili tra i quali vanno annoverati, senza alcun dubbio, il diritto all’onore, alla reputazione, al decoro, all’identità personale e alla riservatezza. Secondo la Corte costituzionale (che sul punto si è pronunciata con chiarezza con la sentenza n. 86/1974) l’onore (comprensivo del decoro e della reputazione) è tra i beni protetti e garantiti dalla carta fondamentale, “in particolare tra quelli inviolabili, in quanto essenzialmente connessi con la persona umana”.
Oggi il cittadino deve prendere coscienza che il cambiamento per la società “migliore” deve partire da ogni singolo, ognuno per il suo ambito e competenza.
Giornali e Social devono essere sempre e solo lo spunto per una maggiore, accurata e profonda verifica e ricerca della verità.
Solo unendo tante microsocietà, formate anche da un singolo individuo, si può arrivare alla macrosocietà che, con idee differenti e posizioni differenti, ha come unico obiettivo la crescita globale e sia realizzabile un progetto che renda benefici per tutti. La Macroregione Mediterranea, in tale quadro, oggi è la più rilevante riforma in corso perchè pone come “mission” una coesione sociale ed economica del Mediterraneo, una sinergia di intenti che portino ad uno sviluppo forte e deciso.
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