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Mag 14, 2020 | Battaglie | 0 commenti

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IL DIFENSORE CIVICO CAMPANO AVV. GIUSEPPE FORTUNATO SCRIVE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO A FAVORE DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ: “ORA MAI PIÙ NIENTE SULLE PERSONE CON DISABILITÀ SENZA AVERLI SENTITI PRIMA”

IL DIFENSORE CIVICO PRESSO LA REGIONE CAMPANIA

Esaminata la situazione della didattica a distanza per alunni con disabilità;

Ritenuto urgente quanto segnalato da

  • Angsa Campania;
  • Gruppo Facebook “Non c’è PEI senza condivisione”;
  • Gruppo Facebook “Sostegno: normativa per l’inclusione”
  • Ass. CIIS, Coordinamento Italiano Insegnanti di Sostegno;
  • Ass. CONFAD, Coordinamento Nazionale Famiglie con disabilità;

Ribadito che gli alunni con disabilità non appartengono a un sistema scolastico parallelo ma alla comunità scolastica intera;

Ribadito che nessuno può di fatto pensare che solo i docenti di sostegno debbano occuparsi degli alunni con disabilità;

Rilevato che sussistono gravi disagi per la didattica a distanza per gli alunni con disabilità e per le loro famiglie; in particolare circa:

  1. la fruizione autonoma degli strumenti tecnologici:
    la maggior parte degli alunni con disabilità, frequentanti le scuole di ogni ordine e grado, non possiede le abilità strumentali o necessarie per utilizzare gli strumenti tecnologici (per condizioni fisiche e/o per non avere le abilità per utilizzare autonomamente gli strumenti digitali);
  2. la disponibilità di un adulto di riferimento, in genere un genitore, per supportare i figli:
    – nell’accesso al PC e alla rete;
    – durante le dirette;
    – mentre utilizzano gli strumenti in differita (videolezioni, download o upload delle schede o altri materiali
    ricevuti dai docenti o da inviare ai docenti);
    – per illustrare o spiegare le indicazioni per svolgere le attività;
    – per spiegare i contenuti disciplinari “semplicemente inviati all’alunno” o, in altri casi, “spiegati frettolosamente” (i nuovi contenuti sono nel libro di testo o in schede di approfondimento indicate e/o inviate dai docenti); ciò accade in buona parte delle scuole e in questa condizione di fatto si chiede, implicitamente, che il genitore diventi il “docente del proprio figlio” sostituendosi agli stessi insegnanti;
  3. l’impossibilità, per alcuni alunni, della presenza costante di un adulto di riferimento (in quanto molti genitori sono impegnati nello smart-working o presso la propria sede lavorativa);
  4. la difficoltà di connessione per sovraccarico della rete (per limitazioni di banda o scarsa ricezione); tale difficoltà inficia l’attenzione e la partecipazione attiva durante le attività in DAD, dovute alle frequenti interruzioni e al dialogo conseguente (“Ci sei?”, “Mi senti?”, “Non ti sento”, “Non ti vedo”);
  5. la difficoltà per particolari situazioni familiari: non tutti dispongono di spazi riservati o di strumenti sufficienti; inoltre questo “ingresso telematico” di altre persone all’interno delle famiglie può essere invasivo e avviene anche in momenti delicati, rendendo impossibile la comunicazione; si pensi alle condizioni di malattia o malessere di uno dei componenti il nucleo familiare, come pure a tensioni o altri bisogni propri della famiglia.

A ciò si aggiungano le necessarie condizioni di responsabilità e di sicurezza, peraltro note, ovvero:

  • i rischi della rete, che impongono, per questo, la sorveglianza costante dell’adulto;
  • l’eccessiva esposizione davanti al monitor, con rischi sulla salute, anche fisica;
  • l’eccessivo carico di lavoro che, con la didattica a distanza, è aumentato considerevolmente, soprattutto per i genitori.

In sostanza l’avvento della Didattica a Distanza comporta una richiesta di impegno continuo e costante ai genitori al quale nessuno era preparato, richiede un enorme dispendio di energia e di fatiche, di tempo e di competenze, nonché di abilità, che non tutti i genitori sono in grado di garantire, e, in particolare, i genitori di alunni con disabilità, già in questa situazione sovraccaricati.

A questo punto è davvero preoccupante non considerare le famiglie degli alunni con disabilità per le necessarie modifiche dei Piani Educativi Personalizzati.
Preoccupa, in particolare, come sia stata data libera delega al solo insegnante di sostegno di modificare il PEI (Piano Educativo Individualizzato).
Le famiglie non possono essere informate in seguito ma vanno preventivamente coinvolte.

Nelle parole del Ministro della Pubblica Istruzione non si fa menzione delle famiglie né del GLO (il gruppo di lavoro composto anche dai genitori dell’alunno con disabilità e dagli specialisti dell’ASL), ridando vita a un modello unidirezionale che non ascolta chi vive quotidianamente la vita dell’alunno con disabilità.

Non è possibile modificare un documento quale il PEI, che è agli atti dopo un formale e sostanziale iter, senza convocare le famiglie o dimenticando le famiglie.
Questa intollerabile “dimenticanza” del Ministro della Pubblica Istruzione sta causando comportamenti caporaleschi che stanno causando ancor più sofferenza alla famiglie.

Se si pensa di modificare i PEI senza ascoltare le famiglie vi sarà il ricorso da parte delle stesse famiglie nelle sedi opportune.
Pertanto il Difensore Civico presso la Regione Campania INVITA il Presidente del Consiglio dei Ministri, nella sua funzione di coordinamento delle attività dei singoli Ministeri, a far dare SUBITO gli opportuni chiarimenti senza lasciare la situazione ancora incerta
circa l’immodificabilità del PEI senza avere ascoltato le famiglie.

In tale quadro risultano legittime le improcrastinabili richieste delle famiglie degli alunni con disabilità e il Difensore Civico INVITA il Presidente del Consiglio dei Ministri a compulsare il competente Ministro a fare sì: che venga rivista la didattica a distanza e che l’organizzazione sia più agile e puntuale (e non abbandonata all’improvvisazione o alla buona volontà di molti docenti); che si definiscano gli orari delle lezioni/attività giornaliere, che siano rese disponibili piattaforme sicure e agili nell’uso, che sia garantita la banda sufficiente per il collegamento, che si faciliti e favorisca la presenza dei bambini tutti e fra essi, senza discriminazioni, dei bambini con disabilità a scuola, che i bambini con disabilità possano accedere alla loro classe in presenza, e non tenuti a casa ‘a priori’ perché “con disabilità”, garantendo, nei casi che lo richiedono, l’assistenza igienico-personale, ovvero quanto indicato nel Piano Educativo Individualizzato al fine di garantire una piena inclusione; che, nel caso di divisione della classe, i gruppi siano “eterogenei” per capacità (onde evitare le classi differenziali di fatto, che siano condivisi strumenti e materiali calibrati nel Piano educativo individualizzato dell’alunno con disabilità, che sia reso più chiaro alle scuole il ruolo del genitore durante le videolezioni, ricordando che egli può essere un eventuale e temporaneo supporto, ma non il sostituto degli insegnanti; che siano delineate indicazioni precise sulle modalità di verifica e sui criteri di valutazione di ciascuna disciplina, da riportarsi in modo chiaro nei singoli Piani educativi individualizzati; che si adottino eventuali monitoraggi al fine di accertare che ogni scuola, effettivamente, garantisca, tramite tutti i docenti della classe, una didattica che tenga conto delle capacità e delle potenzialità di ogni singolo alunno; che la scuola in presenza, svolta negli edifici scolastici o in altri spazi, da identificarsi eventualmente anche in collaborazione con enti, istituzioni e organismi locali, sia la via preferenziale. Al netto delle indubitabili esigenze sanitarie, delle quali si dovrà sempre tenere conto, non si può infatti negare che il percorso scolastico non sia fatto solo di nozioni, apprese con maggiore o minore efficacia, ma di esperienze; esperienze e relazioni che mal si conciliano con la mediazione di uno schermo. L’ambiente scuola è imprescindibile per un vero percorso di inclusione. Per tutti. Conciliando esigenze diverse – distanziamento personale per cause di salute pubblica e coinvolgimento sociale nei percorsi di apprendimento – la didattica deve ritornare a svolgere il suo all’interno del percorso scolastico; che, laddove ne sussistano le condizioni, gli insegnanti in servizio nell’anno scolastico 2019-2020 siano confermati anche nell’anno scolastico 2020-2021; che le classi prime del primo ciclo di istruzione siano costituite da piccoli gruppi, nel rispetto dell’art. 5 del DPR 81/2009; che venga attivato un percorso formativo obbligatorio sui temi dell’inclusione scolastica, riguardanti in particolare gli alunni con disabilità, rivolto a tutti i docenti della scuola italiana, sia per far fronte al forte bisogno di formazione, che molti docenti fanno presente, sia per rendere effettivo il processo di integrazione;
che si promuovano percorsi di formazione sull’utilizzo delle tecnologie e sulle metodologie didattiche più efficaci nella forma “a distanza”, nel caso in cui fosse impossibile riaprire la scuola; INVITA nel frattempo il Presidente del Consiglio dei Ministri a ogni immediato provvedimento al fine di favorire concretamente la presenza di un genitore a casa, affinché i genitori possano continuare a sostituire una parte dei servizi dedicati ai loro figli con disabilità.

Avv. Giuseppe Fortunato

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