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DIALOGO E RIFORME

Riportiamo alcuni estratti condivisibili dell’articolo apparso a firma di Stefano Folli su Il Sole24Ore: Dialogo e riforme, non è troppo tardi
"L’immagine del volto sanguinante di Silvio Berlusconi è insieme la fotografia di un uomo sofferente e il simbolo di un fallimento politico. Per la precisione, il fallimento della cosiddetta «seconda repubblica» che doveva garantire un bipolarismo maturo e un confronto sereno tra due schieramenti, mentre invece ha dato luogo a un conflitto perenne ed estenuante. Con risultati modesti, per non dire quasi nulli, se si guarda al vantaggio del cittadino.
L’esaltato di Milano, sotto questo aspetto, non è solo un debole di mente; è piuttosto l’interprete, certo inconsapevole, della condizione cupa, rancorosa e intimamente violenta in cui è immerso il paese. Una condizione che rispecchia la paralisi politica di un sistema asfittico, nel quale le riforme sono sempre annunciate e mai realizzate, dove l’avversario è un nemico da cancellare e le istituzioni non si rispettano, ma anzi sono delegittimate giorno dopo giorno. Motivo per cui il presidente del Consiglio viene presentato – senza prove o riscontri – come l’amico dei mafiosi stragisti; e d’altra parte non si esita a negare credibilità al presidente della Repubblica, alla Corte costituzionale, alla magistratura. Per non dire del parlamento, composto da deputati e senatori nominati dalle segreterie partitiche e di fatto costretto in uno stato di semi-disoccupazione.
La «seconda repubblica» doveva essere il sigillo che sanciva la ritrovata maturità dell’assetto politico, dopo il trauma di Tangentopoli. È stata invece un campo di Marte dove sono continuate per anni, fino a oggi e con pochi momenti di tregua, le grandi manovre pro o contro Berlusconi, il personaggio più anomalo ma anche più coriaceo e di forte personalità emerso negli ultimi quindici anni. Giorgio Napolitano ha parlato più volte, per condannarla, di «lotta politica esasperata». Si potrebbe aggiungere: esasperata e priva di una direzione, come un motore imballato.
Ora il volto insanguinato del presidente del Consiglio è un messaggio a tutti gli italiani, a chi lo ama e a chi lo odia. Al di là dell’onda retorica che ci sommergerà ancora per alcuni giorni, la domanda è: cosa succederà adesso? E la risposta immediata induce a riconoscere che qualcosa è cambiato, forse per sempre. S’intende, non perché siano destinati a essere accolti sul serio gli appelli, peraltro sacrosanti, che da domenica sera chiedono di abbassare i toni… Si tratta di capire se la classe politica, tutta insieme, è in grado di capire che un sistema paralizzato in cui cova la violenza è destinato a produrre disastri. Può darsi che siano eccesivi i timori di Giampaolo Pansa, che vede profilarsi il ritorno del terrorismo anni 70. Di sicuro però lo scenario autorizza ogni pessimismo, se non si rompe la tendenza all’intolleranza.
… Magari si dovrà ripartire dall’inizio. Cioè da un sistema anchilosato e violento, a cui va dato uno sbocco costruttivo. Le riforme non possono essere una clava da scagliare sulla testa degli avversari, ma possono costituire un serio e non astratto terreno di confronto. Un modo per restituire dignità e un profilo civile al dibattito. Pensando, chissà, alla «terza repubblica».

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