In seguito all’aggressione a Berlusconi si sta concretizzando una serie di misure per arginare la violenza verbale sul web e i social network.
Civicrazia, da sempre attiva sul web con la Civicratic Web Action in molteplici direzioni, si augura che la Rete sia un territorio aperto al dialogo civile, luogo di proposte e di confronto democratico tra gli utenti, così come è stato il Civicratic Facebook Day.
Ancora grazie a tutti coloro che hanno partecipato portando in condivisione la ricchezza della propria realtà umana e/o associativa.
Ci auguriamo che Facebook ed Internet in generale mantengano la propria libertà di espressione consci della propria valenza civica e sociale ed invitiamo tutti ad uno spazio di riflessione sulla Democrazia in Rete.
Il titolo, Democracy 2.0 appartiene all’omonima discussione presente nel gruppo face book Civicrazia. Attendiamo i Vs. contributi.
Nell’attesa, riportiamo alcuni estratti da un editoriale del Corriere della Sera a firma di Beppe Severgnini:
«Lanciarsi contro Internet perché qualcuno scaglia un souvenir appuntito al presidente del Consiglio appare bizzarro. La Rete non è stata né causa né strumento della violenza di domenica. E’ stato però il teatro delle conseguenze. Brutte. La crudeltà di chi festeggia il dolore altrui. La vigliaccheria di chi sparla e non firma. L’irresponsabilità di chi incita alla violenza — una tragedia che l’Italia ha conosciuto e non ha dimenticato. È arrivato il momento di mettere regole a Internet? Prima di rispondere, è bene che qualcuno si prenda la briga di capire — e poi di spiegare — a cosa le stiamo mettendo».
Per il Prof. Stefano Zecchi:
“E’ la tv che esaspera la violenza politica … oggi, è sotto gli occhi di tutti, la politica è un ingrediente fondamentale dello spettacolo televisivo che dura tutto l’anno, e i politici là dentro, prima ancora che i rappresentanti del popolo, hanno una responsabilità, per così dire, economica: da loro dipende il successo di una trasmissione e, di conseguenza, del successo della loro immagine. È in televisione che la violenza verbale diventa devastante per una massa sociale che ha trovato nella televisione il suo principale strumento di comunicazione».
Ma forse più che il mezzo, occorre guardare all’uso che se ne fa, come illustra Massimo Mingardi, fondatore dell’Istituto Bruno Leoni, intervistato da Massimo Malpica:
“Internet è la nuova piazza … Sciocchezze se ne dicono nei bar come su internet. La colpa non è né dei bar né di internet. Certo, c’è il fatto inquietante, sociologicamente indicativo, del proliferare di gruppi spontanei su Facebook».
I social network sono semmai «un termometro delle tendenze».
Il problema è porre un freno alle violenza senza che i provvedimenti vìolino l’articolo 21 della Costituzione che sancisce la libertà di pensiero. La questione web è particolarmente complicata perché ci si chiede come «colpire i messaggi violenti senza coinvolgere la generalità degli utenti» che invece non sono violenti.
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