Morti bianche
Quello della sicurezza sul lavoro è un tema di grande attualità, legato sfortunatamente soprattutto alle cosiddette “morti bianche”, che fanno notizia sui giornali e che lasciano un senso di tristezza infinita, perché si lavora per vivere e non per morire!
Il lavoro fa parte delle nostre vite.
Possedere un lavoro stabile, oggi, come forse mai nella storia italiana, sembra essere un desiderio che accomuna giovani e adulti, un’ ambizione difficile da raggiungere lenta e piena di ostacoli.
I ragazzi studiano, fanno stage e tirocini , praticantati per anni, imparano mestieri e apprendono le arti, tutto per arrivare ad un solo obiettivo, diventare uomini adulti, maturi e responsabili, ottenendo un lavoro, che possa renderli finalmente liberi e indipendenti e soprattutto, senza la paura di poter soccombere a causa di disattenzione e disinteresse sulle precarie condizioni di lavoro a cui molti sono costretti.
Il pensiero del filosofo Fourier
Il lavoro, in senso utopico, riprendendo il pensiero del filosofo Fourier, dovrebbe rappresentare la propensione naturale e spontanea dell’uomo, tale da farlo sentire orgoglioso e libero di esprimere la sua capacità. Ogni uomo ha una naturale disposizione e capacità differente verso un certo tipo di attività lavorativa rispetto ad un’altra.
C’è chi è più portato per il lavoro manuale, chi per quello intellettuale, chi per le scienze matematiche e astronomiche chi per i lavori più semplici e umili.
Ma è a l’uomo che spetterebbe la scelta in una società “utopica” e non alle esigenze del mercato del lavoro, in crisi, da ormai troppi anni. I drammatici episodi d’incidenti sul lavoro richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica su un fenomeno ormai troppo diffuso: le morti sul lavoro.
Quasi ogni anno, sono migliaia i lavoratori che perdono la vita durante lo svolgimento della loro attività; e un numero troppo elevato è anche quello degli incidenti e degli infortuni sul lavoro, per cui il lavoratore rimane ferito con invalidità anche totale. Nella maggioranza dei casi, le fabbriche e le imprese, si dileguano quando si parla di risarcimento dei danni, e quando invece ha luogo, è generalmente insufficiente.
Il lavoro su cui si fonda lo Stato italiano e che, dovrebbe essere un capo saldo della nostra Costituzione, si scopre invece in questo caso, motivo di afflizioni, per i lavoratori e le loro famiglie.
E’ paradossale il fatto che proprio i lavoratori che muovono il mercato produttivo dell’intera società siano, troppo spesso le vittime di sistemi più grandi, fatti di interessi e avidi guadagni e concentrati sulla massimizzazione dei profitti con il minor sforzo, in cui non c’è spazio per la sicurezza, il controllo dei luoghi in cui i lavoratori passano la maggior parte delle loro giornata e l’ispezione sulla qualità del lavoro e della vita lavorativa.
Nonostante siano state emanate dei decreti, in cui vengono elencate e descritte tutte le misure di tutela e gli obblighi da parte dei datori di lavoro e dei lavoratori, la situazione, ad oggi, non sembra migliorare, si sente ancora, troppo spesso parlare, di “morti bianche” di lutti e famiglie spezzate. Forse queste norme non bastano? Dovrebbero esserci maggiori controlli sul campo? Di certo qualcosa non funziona!
Una squadra specializzata, che sorvegli attivamente sulla effettiva formazione del lavoratore, prima di essere adibito alla mansione da svolgere, che verifichi che le attrezzature e le macchine siano a norma e che siano messi a disposizione dei lavoratori i DPI individuali e verificarne utilizzo.
In questo modo si può salvaguardare la vita e la salute del lavoratore.
Fabio Riccio
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