Successivamente alla costituzione dell’Unità d’Italia lo status “pseudo-coloniale” dei territori meridionali e insulari si é andato sempre di più accentuando con il passare degli anni. Questa situazione disegna un’Italia a più velocità, come i primi treni con carrozze di prima, seconda e terza classe. Ciò può simboleggiarsi con lo scaglionamento che veniva applicato anche nei piroscafi che solcavano l’oceano, con rotta verso le Americhe, con le stive stracolme di emigranti di terza classe provenienti soprattutto dal Meridione e dalle Isole. Con la nascita della Repubblica si sperava in un riequilibrio Nord-Sud, che non è ancora avvenuto.
Come rimediare?
In una Nazione che nel 2022 raggiunge un consistente debito pubblico pari a 2.762 miliardi, anche grazie ai disastrati bilanci delle Regioni come si pensa oggi di rimediare alla disuguaglianza esistente? Occorre immettere nella vita pubblica le migliori energie attraverso un modello partecipativo e meritocratico e liberare sia il Meridione che l’Italia tutta, da questa specie di vassallaggio dai poteri centrali. Sarebbe auspicabile un modello federale e partecipativo, referendum propositivi, formazione di nuove classi dirigenti locali basata sui principi di meritocrazia. I politici italiani tutti dovrebbero essere al servizio dei cittadini senza sottostare a condizionamenti di poteri locali e pronti a “servire il popolo e non i pochi” e come affermava Don Luigi Sturzo: “La politica? servire, non servirsi”.
Dare spazio ai cittadini
I politici dovrebbero dare più spazio alle sane energie locali, senza piegarsi a lobby finanziarie internazionali o favorire la costituzione di “paradisi fiscali per le imprese” in altre nazioni che porta ad un incremento del debito pubblico. E’ tempo che le coscienze dei cittadini si destino per combattere le disuguaglianze e permettere un equo sviluppo territoriale.
Ruggiero Riefolo
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