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REAGIRE DAVVERO CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE

Stupro di gruppo a Palermo: i ragazzi arrestati volevano vendicarsi della vittima per la sua denuncia. 

Stavano progettando un raid punitivo contro la ragazza di 19 anni che avevano violentato in gruppo, perché lei li aveva denunciati. È quanto emerge dalle indagini sullo stupro avvenuto il 7 luglio scorso a Palermo che ha portato all’arresto di sette persone, tutte comprese tra i 18 e i 22 anni. Gli arresti sono avvenuti in due tranches, a distanza di qualche giorno l’una dall’altra. Nell’intervallo di tempo che ha separato le due operazioni dei carabinieri, quattro degli indagati, rimasti ancora a piede libero, dopo aver saputo che tre membri del gruppo erano già stati portati in carcere, hanno pianificato di vendicarsi della vittima che aveva denunciato la feroce violenza di gruppo. I militari hanno intercettato le parole di due ragazzi, entrambi di 20 anni: il gip nell’ordinanza di custodia cautelare parla di “volontà punitiva” nei confronti della persona offesa.

Una volontà che si aggiunge alle minacce fatte giungere alla ragazza affinché non rivelasse quanto accaduto. I due discutono del rischio che il 22enne Flores, finito in carcere, avesse fatto i loro nomi. Flores, infatti, è il ragazzo che ha filmato lo stupro con il suo telefonino.

Lo stupro è stato documentato dalle telecamere dei sistemi di videosorveglianza. Immagini crude che inchiodano i protagonisti delle violenze alle loro responsabilità: si vedono chiaramente la ragazza, al centro, due che la sorreggono e gli altri cinque attorno mentre si avviano verso una zona isolata del Foro Italico. Il branco avrebbe tentato in precedenza di fare ubriacare la ragazza che era stata avvicinata nei locali della movida. A quel punto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, i sette indagati hanno condotto la vittima in una zona appartata del centro della città e hanno abusato di lei a turno.

Strazianti i racconti della vittima: “Non avevo idea di dove mi stessero conducendo – ha raccontato ai carabinieri -. Mi hanno risposto: lo sappiamo noi”.

Durante il tragitto la ragazza ha cercato di attirare l’attenzione dei passanti: “Ho chiesto aiuto, ma nessuno ha compreso quello che stava succedendo”. Una volta arrivati nella zona isolata del Foro Italico, nei pressi di un cantiere edile, si è consumato lo stupro di gruppo. La 19enne ha descritto la violenza subita, nonostante il suo rifiuto: “Ho gridato basta, basta, ma loro ridevano.

L’importanza del segnale anti-violenza: 

In questo tragico evento i passanti non hanno ascoltato le parole della ragazza che chiedeva aiuto.

Il segnale anti-violenza, per chiedere aiuto, è di fondamentale importanza.

E’ essenziale che tutti possano conoscere il segnale, da poter essere mostrato quando non si ha la possibilità di urlare o mandare altri segnali di aiuto.

Nell’ambito di un’azione incisiva, Civicrazia si batte quotidianamente anche affinché la richiesta di aiuto del segnale possa essere conosciuta a tutti.

Bisogna un’azione intensa sotto tutti i profili; soprattutto fornire alle donne una conoscenza preventiva e  supporto immediato e concreto sia legale, sia psicologico.

Civicrazia sottolinea sempre gli strumenti a disposizione nazionali: dal numero 1522 ai centri antiviolenza che rappresentano un’ancora insieme alle forze dell’ordine, a assistenti sociali, medici, docenti, avvocati e magistrati. Occorre  l’informazione massiccia di poter fruire di questi sostegni che non può e non deve mancare nella battaglia quotidiana contro la violenza alle donne.

Insegnare alla prossima generazione e imparare: 

È importante ricordare che quando si discutono casi di violenza sessuale, la sobrietà, i vestiti e la sessualità di una vittima sono irrilevanti. L’autore è l’unico responsabile  di aggressione e deve assumersi la responsabilità interamente da solo.

La reazione di colpevolizzare la vittima deve comportare forti aggravanti.

Nelle scuole bisogna dedicare tempo e attenzione.Gli esempi che diamo alle nuove generazioni modellano il modo in cui pensano al genere, al rispetto e ai diritti umani. Occorre iniziare  presto le conversazioni sui ruoli di genere e superare gli stereotipi delle caratteristiche assegnate a uomini e donne. Soprattutto sradicare  gli stereotipi che i bambini e le bambine incontrano costantemente, sia nei media, per strada o a scuola, e far loro  sapere che è giusto essere diversi. Tale visione incoraggia una cultura dell’accettazione.

Occorre parlare di consenso, autonomia corporea e responsabilità a ragazzi e ragazze, e ascoltare a fondo anche quello che hanno da dire sulla loro esperienza del mondo. Fornendo informazioni ai giovani, sostenendoli e istruendoli sui diritti delle donne, possiamo costruire un futuro migliore per tutti.

 
 
Eleonora Aleo

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