Esattamente cinquant’anni fa, la sera del 27 febbraio 1960, in un viaggio in treno da Milano a Losanna moriva Adriano Olivetti, uno dei pochi "imprenditori di idee" della nostra storia, figlio di Camillo Olivetti, fondatore dell’omonima azienda di Ivrea: che appunto sotto la guida di Adriano (divenuto direttore della società nel 1933 e presidente nel 1938 ) sarebbe divenuta la prima del mondo nel settore dei prodotti per ufficio, leader in Italia nella "rivoluzione informatica". Ma se parliamo di Olivetti come civicratici, ricordando appunto il 50mo della sua morte, è perché vogliamo evidenziare l’incredibile attualità, "civicratica ante litteram" del suo progetto di riforma: che, in un’ Italia appena uscita dal fascismo e lontanissima dagli altri Paesi dell’ Occidente, tentava di conciliare lo sviluppo industriale con l’ affermazione dei diritti umani e con la democrazia partecipativa, dentro e fuori la fabbrica.
Nel 1945, Olivetti ( che era nato nel 1901) pubblicava "L’ordine politico delle Comunità", "libro-manifesto" d’ una riforma federalista infranazionale dello Stato basata sulle Comunità, cioè unità territoriali culturalmente omogenee ed economicamente autonome (nel Canavese, intorno appunto all’azienda di Ivrea, fornita d’un ‘efficientissima rete di servizi per i dipendenti e le loro famiglie, Adriano realizzò la prima di queste Comunità, diffusesi poi in altre Regioni, anche al Sud). Nel 1948, fondava a Torino il "Movimento Comunità", che tentava di unire sotto un’unica bandiera l’ala socialista con quella liberale, riattualizzando la lezione del socialista liberale Carlo Rosselli e del "liberalsocialista" Aldo Capitini. Sotto l’impulso delle fortune aziendali e degli ideali comunitari di Adriano, Ivrea negli anni cinquanta raggruppò una quantità straordinaria di intellettuali che operavano in differenti campi, tentando una sintesi creativa tra cultura tecnico-scientifica ed umanistica ( anche coi primi progetti di "matrimonio" fra industria ed arti figurative).
Olivetti, sindaco di Ivrea nel 1956, nel 1958 era anche eletto deputato come rappresentante di "Comunità", in una lista alternativa allo strapotere partitocratico e alle prime avvisaglie della "tangentocrazia". "Il suo pensiero – ricorda oggi il sociologo Franco Ferrarotti, nel ’58 eletto deputato insieme ad Adriano – non agiva in un quadro metastorico, ma nella piena realtà del suo tempo, guardando costantemente al futuro".
F.F.
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