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IL PERICOLO DI UNA INVOLUZIONE DEL GARANTE DEI DETENUTI

IL CASO AREZZO

E’ evidente che il ruolo del Garante non può essere duplice, come è stato deciso ad Arezzo, stabilendo che deve occuparsi dei detenuti e degli operatori penitenziari, snaturando questa specifica figura.

Basta pensare che il Garante si può costituire anche parte civile nei procedimenti penali nei casi di episodi di violenza sui detenuti.

Non si capisce, quindi, come lo stesso Garante potrebbe difendere o gli uni o gli altri nei casi, non certo infrequenti, di conflitto, anche per condotte omissive dell’amministrazione penitenziaria o condotte commissive nell’amministrazione penitenziari.

 

PERPLESSITÀ SULLA NOMINA DEL GARANTE NAZIONALE

Ha già suscitato perplessità la recente nomina quale Presidente del Garante Nazionale del dott. Riccardo Turrini Vita, ex magistrato, dirigente dell’amministrazione penitenziaria e dell’esecuzione penale esterna, che ha sino a poco tempo fa ha esercitato il ruolo di controllore di coloro che dovrebbe ora essere a lui affidati.

 

PASSI INDIETRO E NECESSITÀ DI CHIAREZZA

Insomma sussistono veri passi indietro, di fatto offuscando nella concreta attuazione l’ambito di operatività del Garante delle persone private della libertà personale. Quanto sta avvenendo si riverbera negativamente sulla figura di questa speciale Difesa Civica e della Difesa Civica in generale.

Anche l’Associazione Nazionale dei Difensori Civici Italiani ha parlato di “ombre sul Garante dei Detenuti e di forti perplessità su configurazione (il caso Arezzo) e nomina nazionale (controllore scelto fra i controllati)”.

E’ necessario che su questi punti si faccia chiarezza, a cominciare

– dalla Conferenza dei Garanti;

– dall’ANCI, che ha firmato un Protocollo relativo alla nomina delle figure di garanzia con il Garante nazionale;

– gli stessi sindacati che hanno le forme di tutela proprie dei lavoratori penitenziari e giustamente nel caso Arezzo si sono già dichiarati lesi delle loro funzioni.

Desi Bruno, Avvocato

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