Con la crisi molte aziende si trovano a fare i conti con scelte aziendali poco condivisibili che spesso inducono la fuga dei consumatori. E’ il caso di numerosi istituti bancari, i cui funzionari hanno consigliato ai correntisti prodotti rivelatisi più rischiosi del previsto, è il caso di concessionarie che hanno venduto auto difettose, è il caso di molti politici che a lungo hanno portato la bandiera di paladini di saldi valori familiari o di oneste virtù per poi ritrovarsi sbugiardati in prima pagina sui maggiori quotidiani.
Che fare? In Germania i manager vanno a scuola di bella figura. All’università di Muenster è nato un corso che insegna proprio come “restaurare l’immagine”. Rifarsi una faccia, riabilitarsi a livello comunicativo per riconquistare la fetta di mercato persa o i voti rubati dal partito concorrente. Alla prima lezione del “Reputationgipfel” non mancava proprio nessuno, scrive il Der Spiegel: un deputato dell’Fdp, maganer telefonici beccati a controllare i dipendenti, imprenditori elettrici… Il professor Roselieb spiega pacato ai propri alunni: “Le scuse non bastano sempre. Occorre dimostrare che avete imparato la lezione per riconquistare i clienti. Dovete sembrare trasparenti e convincere che avete detto tutta la verità”.
Forse sarebbe il caso di mandare al corso anche numerosi politici e dirigenti italiani. O forse no, a sentire come procede la lezione: “Ovviamente non dovete necessariamente farlo sul serio, ma far credere che l’avete fatto”.
La notizia può far sorridere, ma da civicratici chiediamo invece che l’idea di mandare a ripassare le regole di “good reputation” sia presa seriamente in considerazione e che la politica si riabiliti presto agli occhi degli elettori italiani, non con vuoti slogan propagandistici, ma attraverso fatti e impegni concreti a favore dei cittadini.
(Fonte: Italia Oggi, pag. 14 Mercoledì 31 marzo 2010)
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