Feb 9, 2019 | Notizie | 0 commenti

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VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE – L’ARTICOLO 3

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso , di razza, di lingua , di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

L’articolo pone in essere un diritto del cittadino, un diritto talmente forte e incisivo da rafforzare il ruolo della Repubblica a tutore del cittadino.
Le precisazioni in merito alle distinzioni,dovevano essere inserite affinché non trovassero posto tutte le probabili discriminazioni, ad esempio, la divaricazione dei diritti tra uomini e donne, alla quale intendeva porre fine l’affermazione di un’uguaglianza «senza distinzioni di sesso». Così, l’uguaglianza «senza distinzioni di razza» serviva a preservare l’ordinamento costituzionale, mettendolo al riparo dalle leggi razziali.
Tuttavia, la nostra Costituzione non si arresta al riconoscimento dell’uguaglianza formale,essa va oltre assegnando allo Stato il compito di creare azioni positive per rimuovere quelle barriere di ordine naturale, sociale ed economico che non consentirebbero a ciascuno di noi di realizzare pienamente la propria personalità. Questo passaggio concettuale è pregnante, perché consente di affermare che le differenze di fatto o le posizioni storicamente di svantaggio possono essere rimosse anche con trattamenti di favore che altrimenti sarebbero discriminatori. 
In Italia, le azioni positive sono state utilizzate soprattutto per le discriminazioni di genere, contro le donne, oggi infatti la lotta contro la violenza di genere ha assunto un posto al massimo livello di attenzione. 
Attraverso l’uguaglianza sostanziale invece, lo Stato e le sue articolazioni assumono l’impegno di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, ma questo non significa che il compito dello Stato sia quello di tendere verso un malinteso egualitarismo, inteso come uguaglianza dei punti d’arrivo. Il compito dello Stato è invece quello di agire concretamente per metter tutti nelle stesse condizioni di partenza, dotando ognuno di “pari opportunità” per sviluppare e realizzare pienamente e liberamente la propria personalità.Il principio di uguaglianza è stato declinato in un generale divieto di discriminazione, si discrimina quando si trattano in maniera uguale situazioni diverse, ovvero quando si trattano in maniera diverse situazioni uguali. 
Infatti l’affermazione ” La legge è uguale per tutti” presa alla lettera, è fuorviante, perché tutti non sono “uguali” , ma ognuno è un individuo unico e le circostanze sono sempre diverse. La legge quindi, per essere uguale per tutti, deve essere applicata attraverso il canone della ragionevolezza. Avere uguali diritti significa avere tutti la possibilità di mettere a buon frutto le proprie capacità, ognuno con il proprio carisma, che sia semplice o eccezionale. Riconoscendo il valore di ogni individuo, lo Stato, con le sue leggi, non deve mortificare l’uno né limitare l’altro.
Il carattere aperto del principio di uguaglianza ha consentito di procedere attraverso i diritti e dei doveri, all’evoluzione economica e sociale del nostro Paese. La Macroregione Mediterranea, deve essere paladino e guardiano di tale evoluzione, affinchè il futuro sociale ed economico non vengano risucchiati in un “buco nero”, la Repubblica ha il suo ruolo, il DIFENSORE CIVICO NAZIOLE quanto prima avrà il suo ruolo e la MACROREGIONE MEDITERRANEA completerà quell’ “UNICUM” che manca.

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