Lug 2, 2009 | Notizie | 0 commenti

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ASCOLTO AL TELEFONO

Trovare ascolto al telefono.
Intervista a Silvio Bagattin, di Telefono Amico Italia.

Nella frenesia dell’era della comunicazione spesso il paradosso è proprio l’incapacità di un dialogo profondo che dia vero ascolto alle istanze del cittadino e della persona nella propria singolarità.
Civicrazia, puntando al pieno sviluppo dell’individuo, incoraggia e sostiene ogni iniziativa volta a favorire il pieno sviluppo dell’individuo. L’opera costante di ascolto di Telefono Amico rientra certamente nell’ideale civicratico.
Per conoscere meglio l’attività di questa preziosa associazione di volontari, abbiamo intervistato il Dott. Silvio Bagattin, Presidente di Telefono Amico Italia e Civicratico della prima ora.

 

Dott. Bagattin, qual è lo scopo di Telefono Amico?

Telefono Amico è un’associazione di volontari nata per offrire Ascolto con Empatia.
I volontari di Telefono Amico offrono la propria disponibilità di tempo per sentire, per ascoltare il disagio dell’Altro senza giudicare. Angosce, senso di solitudine, difficoltà a relazionarsi… lo sfogo di chi telefona in associazione è fatto di tante parole come di pause e silenzi. Talvolta per esprimere la propria sofferenza si fa fatica a trovare i termini, il coraggio di aprirsi ad un estraneo.

 

Perché le persone chiamano Telefono Amico? Non riescono a trovare Ascolto in famiglia o tra i propri conoscenti?

Nel servizio di Ascolto offerto da Telefono Amico anonimato e gratuità sono punti chiave. Chi telefona al nostro centralino sa di potersi esprimere liberamente contando sulla professionalità di operatori addestrati per raccogliere le confidenze altrui.
Spesso parlare ad un estraneo è più facile. Parlare del proprio disagio in famiglia o a lavoro può risultare difficile per paura di essere giudicati, commiserati, respinti.
Dai dati raccolti dal nostro progetto Osservatorio sul Disagio Emozionale nel 2008 è emerso che proprio la fascia di età 35-55 anni è la prima utilizzatrice del servizio. Persone in piena età lavorativa e familiare, che quindi hanno molte occasioni di incontro e scambio, eppure insoddisfatte per non essere sufficientemente ascoltate, a livello personale e sociale. Spesso hanno provato ad esternare a chi è loro accanto nell’immediato le proprie angosce, ma è stato come lanciare un sasso in uno stagno.

 

Viviamo nell’era della comunicazione, dei blog, di Facebook, delle chat… sembra un paradosso che con tutte le possibilità della modernità vi sia un bisogno di comunicare che resta inespresso. Non sembra anche a Lei, Presidente Bagattin?

In effetti è così. In questo momento tutti propongono messaggi, offerte… ma solo pochi sono disponibili all’ascolto. La politica grida, la pubblicità rimbomba e la televisione diventa un rumore sordo. Ascoltare, invece, richiede tempo e pazienza. I nostri volontari ricevono un’apposita formazione; non ci si improvvisa. A tal proposito stiamo lanciando proprio in questi mesi una nuova campagna di ricerca e formazione di volontari per soddisfare quella che è una domanda sempre crescente.

 

Mancanza di Ascolto. La avverte anche da parte delle Istituzioni?

Più che di istituzioni sorde parlerei di Istituzioni poco attente. Talvolta le istituzioni sono portate a fornire risposte preconfezionate prima ancora di ascoltare. Risposte standard uguali per tutti che non rispondono al singolo caso.
Telefono Amico invece punta ad un ascolto professionale personalizzato teso alla valorizzazione della persona. Non ha la pretesa di offrire risposte; i nostri volontari non danno indicazioni ma, aiutando la persona a ritrovare se stessa e la propria autostima, permettono a chi è all’altro capo della cornetta di trovare da sé la soluzione migliore al proprio caso.

 

Cosa suggeriscono i dati emersi dall’Osservatorio sul Disagio Emozionale?

Del bisogno di ascolto della fascia sociale più attiva (35-55 anni ndr) abbiamo già parlato. Una scoperta che merita una riflessione. Adulti che vivono uno stato di tensione: donne e uomini “perfettamente” integrati – al tempo stesso figli, genitori, professionisti  – e tuttavia soli. E’ la solitudine l’angoscia principale espressa ai nostri operatori in questa fascia, seguita da una mancanza di fiducia in se stessi. La crisi economica ha acuito lo stato di tensione. La perdita del lavoro può coinvolgere l’equilibrio della persona, il suo senso di utilità.
Se l’individuo perde fiducia in se stesso difficilmente è ha fiducia negli altri, nel futuro. Ritrovare la stima di sé permette di affrontare meglio il domani e le sue incertezze, ridà la speranza.

 

I giovani e gli anziani cosa chiedono invece a Telefono Amico?

Gli anziani trovano in Telefono Amico un aiuto per combattere la solitudine e la depressione che spesso le si lega a braccetto. Nella terza età spesso uno stato di salute non ottimale contribuisce ad aumentare il senso di isolamento. La persona anziana si sente tagliata fuori, trascurata, inutile. I figli sono presi dai propri problemi, i nipoti sfuggono, la città non permette quei ritmi familiari di un tempo e il senso di frustrazione nella fascia over 65 cresce esponenzialmente.
I giovani sono un po’ meno soli, ma vivono altre inquietudini – legate principalmente alla sfera identitaria e alla sessualità -.

 

Cosa si auspica Telefono Amico per il futuro?

L’Osservatorio sul Disagio Emozionale ha fotografato tramite dati interni (le chiamate ricevute) ed esterni (altre fonti statistiche Istat, Caritas, l’Osservatorio sul suicidio…) aspetti di quella che è la salute emotiva della nostra società. Ci ha offerto un’istantanea ricca di dettagli su cui riflettere attivamente.
I cittadini hanno diritto di essere maggiormente ascoltati. Civicraticamente mi auspico che i dati emersi possano essere di stimolo per incentivare le istituzioni e i soggetti professionali che trattano il mal di vivere ad aumentare i servizi in risposta alle esigenze della collettività.
Telefono Amico ha bisogno di essere riconosciuta dalle Istituzioni come dalla collettività; i volontari meritano attenzione e sostegno.
Investire nella solidarietà in prima persona, attivandosi come volontario di Telefono Amico è semplice e possibile. Partirà in autunno una campagna di ricerca per nuovi volontari.

 

C’è una formazione per diventare Volontari di Telefono Amico?

Sì, il corso formazione per gli operatori dura 6 mesi. Non vi sono requisiti particolari.
A rispondere dal centralino di Telefono Amico si può trovare il giovane universitario come la casalinga o il nonno in pensione.
Chiunque si voglia attivare in prima persona e si sente in grado di dare agli Altri un Ascolto onesto e aperto è ben accetto.
 

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