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Giu 24, 2023 | Notizie | 0 commenti

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BAMBINI, IDENTITÀ DI GENERE E RUOLO DEI GENITORE

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Bambini, identità di genere e il ruolo del genitore.

Aldilà della polemica riguardante la “transizione sessuale” che fa discutere e, come spesso avviene, divide il web tra favorevoli e contrari, vediamo di rendere più nitidi i concetti. Ne possono derivare approcci proficui a un tema così delicato.

Quali sono le differenze tra identità di genere, orientamento sessuale, sesso biologico e ruolo di genere e che cosa significa “disforia di genere”?

Il sesso biologico riguarda i caratteri sessuali con i quali una persona nasce.

L’identità di genere è ciò che una persona sente interiormente di essere: un maschio, una femmina, un “po’ di entrambi” o nessuno dei due. Si può sviluppare nell’infanzia.

Il ruolo di genere si riferisce a tutto ciò che si fa per esprimere agli altri l’appartenenza a un determinato sesso.

L’orientamento sessuale è l’attrazione emotiva, affettiva e fisica che, in particolare dalla pubertà in poi, si prova verso persone del sesso opposto (eterosessualità), dello stesso sesso (omosessualità) o di entrambi i sessi (bisessualità).

La disforia di genere è dunque una confusione circa la propria sessualità che si verifica quando il sesso biologico non trova riconoscimento nell’identità di genere e pertanto gli individui si sentono di appartenere al sesso opposto.

Ovvero una condizione di disagio/sofferenza nell’avvertire la propria identità di genere diversa rispetto al proprio sesso biologico.

Oggi gli esperti propendono nell’affermare che si tratti del risultato di una combinazione di diversi fattori di origine: biologica, psicologica, fisica, familiare e sociale. 

Manifestazione della disforia di genere nei bambini.

La disforia di genere infantile, spesso, si manifesta anche entro i 3 anni d’età.  
Questo sta ad intendere che i segnali che ci mandano i nostri bambini non sono da sottovalutare ma da osservare con neutralità intervenendo con supporti psico-emotivi laddove se ne verifichino le necessità. È bene però sottolineare che a fronte di qualsiasi importante cambiamento nei comportamenti di un bambinoè d’obbligo interrogarsi su cosa può averlo indotto.

Disforia di genere in Italia e all’estero.

Forse, in Italia, mancano ancora delle chiare indicazioni diagnostiche e la relativa presa in carico della disforia di genere nei bambini. Infatti, soltanto nelle città di Roma, Torino e Napoli ci sono equipe mediche che se ne occupano.
In una prima fase di “confusione” gli specialisti consigliano di mantenere lo stato di “incertezza” per favorire il percorso del bambino che non debba,  poi, sentirsi obbligato a proseguire verso una strada che potrebbe non riconoscere più o che addirittura possa vedere dei cambiamenti.
Succede, infatti, che solo dal 12% al 27% dei bambini porta avanti una transizione completa<
È importante il supporto della società e delle istituzioni in ogni fase che il bambino e la famiglia si trovano ad affrontare tenendo sempre in considerazione che le incertezze degli adulti potrebbero influire negativamente sullo sviluppo psico-fisico del piccolo.

I punti chiave

È  corretto considerare due punti chiave:

–        la scelta di alcuni genitori di avviare i loro figli alla transizione sessuale già in tenera età, propagandando il tutto come una “missione”;

–       la sovraesposizione dei bambini sui social.

Sul primo punto si potrebbe aprire uno scenario di un mondo adulto assuefatto dalla ideologia del “gender fluid”. Baby trans da assecondare a causa dell’incertezza degli adulti che per conformarsi con la moda del momento, aderiscono al “gender neutral parenting” piuttosto che a lasciar decidere ai propri figli se essere un maschio o una femmina generando uno stato di confusione nell’infante che si trova a dover riempire i propri vuoti e le proprie confusioni con la nuova moda. Il tutto anche per compiacere i genitori.

Bisogna considerare che i bambini, in età infantile, potrebbero attuare dei comportamenti solo perché spinti dai genitori.

Oggi sappiamo che la causa principale dei problemi psicologici e comportamentali dei più piccoli risiede nell’ambiente familiare e nelle dinamiche che si verificano al suo interno e dunque non sono da escludere casi in cui i bambini diventino solo uno strumento di propaganda dei genitori che sono alla ricerca della effimera notorietà sui social.

 Analizzando questi aspetti potremmo dedurre che vi sono casi in cui i bambini emulano il comportamento dell’adulto e ad esso si affidano (vedasi video virali in cui i bambini cantano e ballano di fronte alla telecamera). In questi casi, come fa un bambino ad avere il discernimento su un tema così importante come la disforia di genere? E se fosse semplicemente influenzato dalle volontà del genitore?

Volendo, poi, soffermarci sugli aspetti della sovraesposizione sui social e

citando alcune delle regolamentazioni nazionali e internazionali a tutela dei minori e dei loro diritti, troviamo:

  • Regolamento europeo sul trattamento dei dati personali (GDPR)

Il GDPR, al considerando n.38 espone che “I minori meritano una specifica protezione relativamente ai loro dati personali, in quanto possono essere meno consapevoli dei rischi, delle conseguenze e delle misure di salvaguardia interessate nonché dei loro diritti in relazione al trattamento dei dati personali”; 

  • Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.

Secondo cui la particolare tutela dei minori è giustificata dalla loro condizione di minore possibilità, rispetto agli adulti, di difendere i propri interessi, incorrendo nel rischio di essere trascurati. Sempre tale Convenzione, ha come oggetto, fra l’altro, il diritto del fanciullo allo sviluppo e alla non violazione da parte degli adulti, dei naturali processi di creazione della propria identità.

Risulta comprensibile che a usare i propri figli come testimonial personali, si sta violando un’infanzia che sarebbe solo da rispettare e accompagnare nelle sue fasi.

Oscar Wilde, in una delle sue opere più celebri, diceva che quasi nessuno è realmente a conoscenza di quello che può succedere tra le mura domestiche. Attenzione quindi che,  dinanzi a tale delicata problematica, non sia proprio chi deve curare i propri bambini a creare danni irreversibili.

Maria Silvestri

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