Tariffe telefoniche che funzionano da specchietti per le allodole, canoni per gas e elettricità dai prezzi superstracciati e ancora mutui e finanziamenti con tassi di interesse vantaggiosi che però nascondono mille insidie fino alle promesse-bluff dei centri dimagranti. Insomma una giungla commerciale dove è difficile riuscire a districarsi e che finisce per penalizzare i cittadini. Dal 1955 però chi subisce un ingiustizia può rivolgersi all’Unione Nazionale dei consumatori, associazione aderente a Civicrazia, che si occupa appunto di tutelare gli italiani “truffati”. Sfide periodiche combattute a suon di carte bollate e ricorsi che, negli anni, hanno fatto sì che le imprese pagassero per i danni causati, in primis per le cosiddette “pubblicità ingannevoli” che con slogan allettanti riescono a ingannare anche il consumatore più esperto. “ Ogni mese inoltriamo almeno una dozzina di ricorsi all’Antitrust- spiega il presidente Dona – segnale significativo di quanto tale fenomeno sia diffuso. La maggior parte dei nostri assistiti si lamenta delle compagnie telefoniche che non chiariscono le spese nascoste dei diversi profili tariffari, ma ultimamente anche le aziende del settore energetico, investito dalla liberalizzazione, si presentano ai cittadini con proposte che alla fine non corrispondono esattamente ai prezzi pattuiti”.
Nell’elenco delle aziende “infedeli” vanno ad aggiungersi anche i centri estetici e dimagranti. Perché?
“Spesso tali strutture, soprattutto in vista dell’estate, promettono risultati miracolosi che alla fine si rivelano un raggiro. Le indicazioni ingannevoli, inoltre, oltre che non corrispondenti al vero, rischiano anche di causare un danno alla salute anche perché offrono servizi non somministrati da personale esperto. Basta guardare il boom delle diete che non vengono quasi mai prescritte da medici specializzati. Per fortuna le autorità sono sempre ben ricettive e ci aiutano a salvaguardare gli interessi dei consumatori”.
Come è possibile tutelarsi?
“Seguendo diverse strade. Innanzitutto il cittadino ce ha subito una fregatura, può rivolgersi direttamente all’Antitrust anche attraverso un numero verde appositamente istituito. In alternativa può recarsi a uno degli sportelli delle associazioni dei consumatori. Il metodo migliore per smascherare le imprese “scorrette” resta comunque il passa-parola”.
Crede che oggi i cittadini siano più consapevoli dei loro diritti?
Sono di sicuro più capaci di fare autodifesa. Grazie anche alle condanne inflitte da parte degli organismi competenti, molti clienti prima di acquistare un prodotto o un servizio fanno verifiche, si informano, cercando di raccogliere quante più notizie possibili.
Le sanzioni poi costituiscono un deterrente…
In alcuni casi sì. In altri, soprattutto se si tratta di multinazionali, i manager mettono in conto che una pubblicità ingannevole potrebbe comportare una sanzione economica, ma pur di fare affari non si fanno scrupoli. Un consiglio al legislatore sarebbe quindi quello di innalzare i riconoscimenti economici ma anche di prevedere delle sanzioni all’immagine, al brand dell’azienda.
Ovvero?
Accade già negli Usa, dove la reputazione dell’imprese è tenuta in seria considerazione. Ad esempio obbligare l’amministratore delegato dell’azienda “scorretta” a chiedere scusa in tv con la stessa frequenza e nello stesso orario di messa in onda degli spot incriminati sarebbe un bel colpo. Vale più di qualsiasi punizione economica.
Prossime sfide?
Combattere l’asimmetria informativa. Gli spot bombardano i consumatori, ma quando vengono dichiarati “illegali” la notizia non arriva a tutti. Riuscire a informare ed educare correttamente gli italiani e renderli più consapevoli è il nostro vero obiettivo.
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