INTERVISTA A SIMONA TIRONI
CONSIGLIERE REGIONALE DELLA LOMBARDIA
Domanda: “La mozione da lei proposta sulla scuola ed il covid impegna il presidente e la Giunta regionale ad attivarsi in Conferenza Stato-Regioni affinché venga garantita la didattica in presenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado al fine di perseguire con il massimo impegno la funzione educativa e quella didattica. Le chiedo se ritiene che la DAD sia stato un valido strumento nei momenti più difficili o se alla lunga abbia creato e stia creando più danni che benefici”.
Risposta: “Il modello di scuola nel quale credo è indubbiamente la didattica in presenza, che non è solo fonte di un miglior apprendimento delle mere nozioni scolastiche rispetto alla c.d. DAD, ma è anche un efficace strumento attraverso il quale i nostri bambini possono imparare la socialità, lo stare con gli altri, l’esigenza di una gerarchia mantenendo il rispetto della dignità umana, ma anche l’educazione. Già il solo fatto di alzarsi la mattina e prepararsi per andare a scuola è motivo di educazione per i bambini che, altrimenti, con la DAD esiste il rischio che si abituino a fare lezione dal divano o, peggio, dal proprio letto. La didattica a distanza è stata fondamentale in un momento del tutto eccezionale, affinché la chiusura delle scuole non fosse a scapito della formazione dei nostri bambini e ragazzi che rappresentano l’Italia del domani, ma è pur sempre uno strumento eccezionale e tale deve rimanere. I dati in nostro possesso sull’aumento dei tentati suicidi, dei disagi psichici e altre malattie tra i giovani e giovanissimi è inquietante, e indubbiamente le cause sono da ricondursi anche alla chiusura forzata e alla DAD. Proseguire in quella direzione significa condannare il nostro futuro ad un problema sociale fuori dalla nostra portata. Grazie alla vaccinazione l’emergenza sanitaria si può dire che oggi sta volgendo al termine, per questo dopo due anni nei quali la scuola prosegue a singhiozzo e a farne le spese sono gli studenti, ritengo maturi i tempi per adeguare i protocolli di tutte le scuole di ogni ordine e grado affinché queste possano stare aperte il più possibile. Non si può più privare i nostri figli dell’elementare diritto all’istruzione, fondamentale diritto umano tutelato dall’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”.
Domanda: “In quanto Vicepresidente della III Commissione permanente – Sanità e politiche sociali – e, soprattutto, in quanto genitore, vorrei conoscere il suo parere sulla tragica vicenda che è accaduta a Simone Benvenuti, un ragazzo di 23 anni deceduto a Torregalli domenica 16 gennaio da solo nel letto dell’ospedale San Giovanni di Dio a causa delle norme anti-covid senza che la madre abbia potuto stargli vicino nelle sue ultime ore. Ritiene che queste norme ci stiano togliendo un po’ di umanità? Qual è il prezzo da pagare per la sicurezza della collettività?”
Risposta: “L’Ospedale in questione non è sotto la competenza di Regione Lombardia, quindi non scendo nel merito. Tuttavia, una norma nazionale indica l’obbligatorietà della Certificazione Verde rafforzata con dose booster o tampone negativo per l’accesso dei visitatori presso le strutture sanitarie e sociosanitarie, ma non per gli accompagnatori degli utenti a strutture sanitarie e sociosanitarie per ogni finalità di prevenzione, diagnosi e cura, ai quali è consentito l’ingresso addirittura senza Green Pass. Con lo scemare dell’emergenza sarebbe opportuno anche in questo ambito uniformare la normativa per consentire ai famigliari di accudire il proprio caro almeno in punto di morte. Ritengo non umano privare ad un genitore di vedere il proprio figlio durante la degenza in ospedale per poi ricevere nel cuore della notte la chiamata del decesso. Da mamma di una bambina di cinque anni mi si gela il sangue solo a pensarci. Anche qui in Lombardia sono state attuate delle restrizioni circa gli accessi dei visitatori da parte delle stesse Direzioni Sanitarie delle varie ASST, ma sempre salvaguardando tutte le situazioni particolari, come ad esempio l’assistenza a un minore o a un paziente in fin di vita.
Domanda: “Alla luce della lealtà e trasparenza che hanno da sempre caratterizzato le sue azioni politiche vorrei sottoporle una questione molto importante per i cittadini lombardi e le associazioni che li rappresentano. Sebbene sia stato dato parere favorevole alla nomina dell’avvocato De Vecchi quale difensore civico lombardo, successivamente è emerso che nella presentazione della candidatura De Vecchi non ha dichiarato i precedenti incarichi, così come richiesto dalla legge, ed ha falsamente dichiarato un Master in diritto tributario. Sulla questione è anche intervenuto il programma delle Iene con un servizio pubblico mandato in onda il 26/11/2021 e l’associazione Utenti e Consumatori ha già provveduto ad inviare una lettera al Presidente della Regione Lombardia chiedendo di fare immediata chiarezza sulla vicenda in quanto i cittadini non si sentono tutelati. Ecco che le chiedo: come si pone rispetto a questa situazione? Possiamo assicurare alle nostre associazioni lombarde che lei interverrà nella Commissione su questa grave questione?
Risposta: “Il difensore civico è di competenza della II Commissione permanente e non della Commissione
che presiedo come Vicepresidente”.
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