Segnale anti-violenza: vittima di abusi si salva e fa arrestare l’ex. «Mi avrebbe uccisa»
E’ avvenuto a un posto di blocco dei carabinieri alla Borghesiana a Roma. La 57enne ha mostrato dal finestrino la mano aperta con il pollice all’interno e poi l’ha chiusa a pugno.
Salvata, così, al posto di blocco, mentre si trovava con il compagno violento, dal segnale internazionale usato dalle donne per chiedere aiuto di nascosto: la mano aperta con il pollice all’interno e poi chiusa a pugno.
A riconoscerlo sono stati i carabinieri della stazione Tor Bella Monaca che hanno soccorso la vittima di 57 anni, che sedeva in auto accanto all’ex convivente di 45.
La vittima ha dichiarato alle forze dell’ordine di essere stata costretta a salire in auto, dopo essere stata picchiata, dall’uomo che diceva che l’avrebbe uccisa.
L’uomo violento è stato arrestato e condotto in carcere con l’accusa di maltrattamenti e sequestro di persona.
Le indagini proseguiranno affinché gli investigatori dell’Arma potranno approfondire gli abusi subiti dalla donna. L’uomo aveva precedentemente già avuto il divieto del giudice di avvicinarsi alla sua abitazione e ai luoghi da lei frequentati.
L’importanza del segnale
L’uomo è stato tradito dal segnale che è stato subito notato dai militari.
Il segnale antiviolenza indica potenziali diversi livelli di difficoltà.
Per questo il segnale si configura come una richiesta di ascolto, informazioni o aiuto nel trovare dei servizi di assistenza.
Battaglia e superamento del pregiudizio
Attraverso il superamento del pregiudizio si passa alla battaglia per contrastare la violenza di genere.
Occorre sradicare certi stereotipi, che la nostra società continua a trascinarsi dietro, come quelli sui ruoli di genere o quei comportamenti sessisti, che troppo spesso continuano a verificarsi nei contesti lavorativi, sociali e familiari. Episodi caratterizzati da un retaggio culturale sbagliato. Un retaggio sbagliato anche nelle donne, che in molti casi le porta a giustificare un compagno violento.
Piano di investimenti sulla sicurezza
Oltre a una rete sociale, che bisogna rafforzare intorno alle donne, è fondamentale incrementare un piano di investimenti sulla loro sicurezza e sulla loro indipendenza economica, anche attraverso percorsi che puntano al loro reinserimento lavorativo.
Il fattore economico ha una forte incidenza su questi crimini. Purtroppo le donne maltrattate si sentono spesso costrette, proprio per motivi economici, a convivere con il loro carnefice.
È fondamentale fornire a queste donne un supporto immediato e concreto sia legale che psicologico, accanto a un’informazione adeguata che non le faccia sentire sole, ma le sproni ad agire, fornendo loro gli strumenti necessari e la forza di salvarsi.
Strumenti
Sono numerosi gli strumenti a disposizione: dal numero 1522 ai centri antiviolenza che rappresentano un’ancora insieme alle forze dell’ordine, a assistenti sociali, medici, docenti, avvocati e magistrati. È l’informazione massiccia di poter fruire di questi sostegni che non può e non deve mancare nella battaglia quotidiana contro la violenza alle donne.
Eleonora Aleo
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