LE PRESENZE NELLE CARCERI MINORILI SINO AL 2022

Il numero complessivo dei detenuti minorenni in Italiaalla fine del 2022 non superava le 400 unità. Tale cifra era il risultato di una progressiva diminuzione delle presenze nel corso degli anni. In apparenza, quindi, il sistema giudiziario sembrava essersi avviato verso il superamento della detenzione come risposta alla devianza giovanile.

 

LA RIFORMA DEL PROCESSO MINORILE DEL 1988

Molti passi in avanti erano stati fatti con la riforma del 1988 (DPR 22.11.1988 n. 448).

Tale riforma, introducendo il giusto processo nel processo minorile, ha differenziato in modo significativo l’aspetto custodiale per i minori, non abolendo il carcere, ma riducendolo ad estrema ratio, anche attraverso l’introduzione di due istituti:

1. il proscioglimento del fatto per particolare tenuità (art. 27);

2. la messa alla prova (art. 28), quest’ultima anche per reati gravi, istituto poi mutuato nel processo per gli adulti per reati di minor disvalore.

La storia giuridica italiana nel campo della detenzione minorile è stata una storia di civiltà, a fronte di Paesi che conoscono la presenza di migliaia di minori detenuti. In tal senso va respinta ogni proposta di riduzione della soglia di imputabilità dai 14 ai 12 anni periodicamente invocata di fronte a tragici eventi che coinvolgono anche autori di reato di giovane età.

È vero che la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, mentre esclude per i minori l’ergastolo, non elimina il carcere, sia pure come misura residuale.

Ma le Convenzioni, anche le più avanzate, sono spesso il risultato di mediazioni, e l’esperienza di questo Paese sembrava indicare come possibile la strada del superamento del carcere, istituzione fortemente stigmatizzante e alienante, soprattutto per i più giovani.

 

LA SITUAZIONE ATTUALE

Secondo l’ultimo rapporto della associazione Antigone dal 2022 al 2024, però, l’incremento delle presenze negli IPM (Istituti Penali minorili) è aumentato del 150%.

A settembre 2024 erano presenti 550 reclusi contro 516 posti, e, per la prima volta, si parla di sovraffollamento anche per le carceri minorili.

I dati di febbraio 2024, di poco inferiori, ci dicono che su 523 presenze 312 erano minorenni e 211 giovani adulti, cioè giovani che avevano commesso reati da minorenni e che possono scontare la pena neglii istituti minorili sino a 25 anni per garantire maggiori opportunità trattamentali. Solo 18 le ragazze, di cui 7 straniere. Gli aumenti di pena del cd. decreto Caivano del settembre 2023, dettato dalle note e gravissime vicende di abusi su minori da parte di altri minori hanno ulteriormente inciso sull’aumento di carcerizzazione giovanile.

 

LA PREANNUNCIATA APERTURA DI NUOVE CARCERI PER I MINORI

La indicazione è contenuta nel recente “Schema di decreto del ministro di Giustizia “ volto a riorganizzare i Centri per la giustizia e del Dipartimento per la Giustizia minorile.E’ prevista la riapertura degli IPM di Lecce, L’Aquila e Rovigo, e la apertura di un IPM a Santa Maria Capua Vetere.

Il tema vero è che l’incremento numerico, a cui si vuole far fronte con la apertura/riapertura di Istituti Penali Minorili, non pare sufficiente a fronteggiare l’incremento di un disagio minorile, caratterizzato da un disagio sociale e spesso psichico che richiede un sistema integrato di interventi.

 

CHE FARE ?

E’ necessario superare “l’istituzione totale” con una riforma del sistema sanzionatorio a favore:

– di forme di custodia e di controllo in comunità;

– della permanenza in casa,

– della progettazione di specifici percorsi di formazione, scuola e lavoro, che in carcere subiscono una inevitabile compressione e che nell’ambito minorile a volte non lasciano traccia sia per la brevità del tempo in cui si svolgono sia per l’assenza di una progressione all’esterno.

E’ necessario pensare a un ordinamento penitenziario a hoc per i minori autori di reato e l’incremento di figure professionali dedicate, educatori, psicologi, mediatori culturali, e assicurare un progetto di inserimento lavorativo o scolastico all’uscita. Solo il contenimento carcerario, pur doveroso in molti casi, certo non basterà ad arginare il fenomeno crescente della devianza giovanile .

Desi Bruno, Avvocato

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