Intervistiamo Annunziata Patrizia Difonte, Medico Esperto in malattie ambientali:
PATOLOGIA DEFINITA COME ELETTROSENSIBILITA’ O IPERSENSIBILITA’ AI CAMPI ELETTROMAGNETICI (CEM):
COSA DEVE PREVEDERE UNA NORMATIVA EFFICACE?
- L’elettrosensibilità o Ipersensibilità ai campi elettromagnetici, è una condizione che colpisce un numero crescente di persone, con sintomi che variano dalla stanchezza cronica, cefalea, insonnia, fino a manifestazioni neurologiche. Sebbene non riconosciuta come un’entità nosologica ufficiale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la patologia esiste e viene diagnosticata attraverso certificazioni mediche da parte di specialisti, come medici del lavoro, esperti in neurologia e altre specialità. La legislazione italiana, in particolare il Decreto Legislativo 81 del 2008 sulla sicurezza sul lavoro, offre un quadro di riferimento anche per i lavoratori esposti a campi elettromagnetici. Che cosa deve prevedere una giusta normativa efficace?
RISPOSTA:
La normativa deve riconoscere e includere i soggetti con Ipersensibilità ai campi elettromagnetici (Elettroipersensibilità) e tutelare i cittadini, nel senso di poter dare la possibilità della concessione della modalità di lavoro in smart working e i diritti legati alla disabilità (invalidità civile e in caso di gravi inabilità al lavoro).
Ad oggi i malati non sono tutelati. Comunque il Decreto 81/2008 e il D.Lgs 159 del 2016 considerano le problematiche del lavoratore esposto. Tengono conto di tutte le problematiche legate all’esposizione a campi elettromagnetici.
Sono tutelati in un certo modo i lavoratori, se si tratta di soggetti particolarmente sensibili ovvero portatori di dispositivi medicali impiantati, ma in linea teorica, perchè anche in questo caso molti medici non valutano pienamente questi aspetti e la valutazione dei rischi da campi elettromagnetici in azienda non è prassi comune anche se obbligatoria.
COME TUTELARE I CITTADINI E I LAVORATORI?
- Alcuni medici del lavoro certficano la presenza di elettrosensibilità. In che termin può assicurarsi un’efficace tutela?
RISPOSTA:
L’iperesensibilità ai campi elettromagnetici viene certificata come Ipersensibilità ai campi elettromagnetici (Sindrome EHS), con i codici ICD-10 R 68,8/ W90: altri sintomi generali specificati, oppure codice Z58,4:esposizione a radiazioni.
Come detto sopra, il Decreto 81/2008, non considera l’Elettrosensibilità ma solo la “particolare sensibilità”, anche se in linea teorica considera tutte le problematiche che possano insorgere per l’esposizione a CEM.
ELETTROSENSIBILITA’ E SALUTE MENTALE: NON SONO EMERSE CORRELAZIONI E DIFFERENZE RISPETTO ALLA POPOLAZIONE GENERALE
- L’installazione sempre più diffusa di antenne è una delle principali cause dell’aumento dei casi di elettrosensibilità. Un aspetto importante emerso dalle ricerche psicologiche riguarda la connessione tra elettrosensibilità e salute mentale. Secondo lo studio condotto da Piras, Stella e Conte, non sono stati riscontrati segni di patologie psichiatriche nei soggetti elettrosensibili. Questo studio evidenzia che i pazienti elettrosensibili non differiscono significativamente dalla popolazione generale. Attualmente, è in corso uno studio con l’Università di Cagliari per continuare a esplorare le implicazioni psicologiche legate a questa condizione.
Che cosa possiamo dire in merito sugli effetti sulla salute mentale e psicologica?
RISPOSTA:
Non vi sono differenze di carattere psicologico psichiatrico tra la popolazione generale e un soggetto elettrosensibile. Ciò nonostante vediamo le ripercussioni sulla salute mentale, sulla capacità di attenzione e sul comportamento soprattutto dei ragazzi, evidenziati da autorevoli psicologi (vedi Pellai).
UTILITA’ DELL’ADOZIONE DI UN PROTOCOLLO DIAGNOSTICO TERAPEUTICO
- E’ utile il protocollo per la gestione della patologia, per aiutare i pazienti a ottenere il giusto riconoscimento e le agevolazioni previste dalla legge, come l’invalidità civile?
RISPOSTA:
Il protocollo adottato dai medici dell’Associazione Italiana Elettrosensibili è utile.
La certificazione deve essere ben compilata con la spiegazione della clinica /patogenesi/. Si adotta un Questionario anamnestico specifico ( estrapolato dalle Linee Guida Europaem), che correla i sintomi all’esposizione e un questionario sul dolore.
Si eseguono esami di esclusione ed esami che evidenziano lo stress ossidativo, le alterazioni infiammatorie, le comorbidità o un’eventuale intossicazione da metalli pesanti. Devono essere documentate tutte le visite specialistiche eseguite e gli esami di esclusione di altre patologie. Il certificato deve comprendere una esaustiva descrizione della patologia, lo stato dell’arte, l’eziologia, la patogenesi e i consigli tra cui l’evitamento dei CEM per informare i medici, per lo più scettici forse perché ignari o non desiderosi di informasi, che non aiutano il malato. Importante è anche la citazione di articoli scientifici nella bibliografia allegata.
Inoltre si portano avanti con le diagnosi le richieste di spostamento di antenne di telefonia mobile installate improvvisamente nei pressi di abitazione di malati o che hanno portato successivamente all’installazione a problemi di salute, rivolgendosi ad avvocati.
FORMAZIONE DEI MEDICI, IMPORTANTE PER ARRIVARE AL RICONOSCIMENTO
- Il problema principale rimane il riconoscimento ufficiale della patologia da parte dello Stato, sebbene il 3% della popolazione italiana possa soffrire di elettrosensibilità. Nonostante le difficoltà nel riconoscere ufficialmente la patologia, le certificazioni mediche rimangono uno strumento utile per tutelare i pazienti e per garantire loro le dovute protezioni sul lavoro e nelle attività quotidiane?
RISPOSTA:
Certamente al 100%. Bisogna però formare molti medici. C’è un grosso divario tra il numero di malati e i medici certificatori, che in Italia si contano come meno delle dita di una mano.
6 La principale disputa scientifica riguarda la differenza tra gli effetti termici e quelli non termici delle radiazioni elettromagnetiche. Il problema dei campi elettromagnetici in Italia e nel mondo è legato al fatto che chi ha stabilito i livelli di esposizione della popolazione li ha stabiliti tenendo conto solo degli effetti termici (cioè l’aumento della temperatura corporea). Quindi, per costoro, i livelli di esposizione che non innalzano la temperatura del corpo sono tutelanti. In realtà questo, come dimostrato, non è vero. Abbiamo, infatti, effetti non termici che vanno dai tumori alle patologie autoimmuni, sterilità, alterazioni genetiche. Come si può rimediare?
RISPOSTA:
Prendendo come riferimento altre società scientifiche indipendenti. Il problema è anche italiano, in quanto il nostro Istituto Superiore di Sanità nega i danni da effetti non termici, afferma che ci sono deboli evidenze.
COSA FARE PER FAR RICONOSCERE L’ELETTROSENSIBILITA’
- L’elettrosensibilità rappresenta una condizione medica complessa e crescente, che colpisce una parte significativa della popolazione, ma che non ha ancora il riconoscimento ufficiale da parte delle istituzioni sanitarie mondiali e nazionali. Nonostante la difficoltà nel suo riconoscimento e la continua mancanza di regolamentazione specifica, è importante che i pazienti elettrosensibili ricevano la giusta attenzione e tutela, sia sul piano medico che legislativo. La certificazione medica e il lavoro dell’Associazione sono strumenti essenziali per garantire che questi pazienti possano godere dei diritti di invalidità e di altre forme di assistenza. La ricerca continua, e con essa la speranza di un maggiore riconoscimento e una protezione più efficace per chi è colpito da questa patologia. Quali sono i prossimi passi che dobbiamo compiere?
RISPOSTA:
La ricerca è importante anche se potrebbe non dare i risultati sperati, nonostante i risultati dalle nostre ricerche abbiano evidenziato molti importanti dati con una significatività statistica. Vengono richiesti dei biomarcatori, che di solito eseguiamo, tenendo conto di tanti studi pubblicati, ma che per lo più sono aspecifici. Nonostante questo vi sono due rilevanti studi in fase di pubblicazione .
Per i medici attraverso una formazione, che si potrebbe fornire, sarebbe semplice studiare i meccanismi patogenetici della Elettrosensibilità, l’esecuzione di esami, secondo il nostro protocollo che tiene conto anche delle Linee Guida Europaem, o meglio ancora attraverso un Piano diagnostico terapeutico da redigere in sinergia con altri medici esperti pur pochi, che potrebbe portare poi a fare richiesta a livello nazionale di inserimento della Elettrosensibilità/ Ipersensibilità Elettromagnetica nei LEA (Livelli essenziali di Assistenza). E’ questo il percorso più difficile. Si potrebbe attuare anche senza riconoscimento. Da tenere conto che con la nuova normativa sulla DISABILITA’ ( Legge Quadro 227 2024) è più semplice far riconoscere al malato la disabilità che prescinde dalle cause. E’ questa la strada da percorrere con il Ministro della Salute e con il Consiglio superiore di Sanità che pur essendosi dimostrati aperti ad affrontare la problematica, sono vincolati per certi aspetti alla posizione dell’ISS (Istituto Superiore di sanità) che prevale, che nega l’Ipersensibilità ai campi elettromagnetici e riconosce i problemi che insorgono solo se l’esposizione è documentata essere al di sopra degli effetti termici dei CEM.
Annunziata Patrizia Difonte
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