Feb 7, 2018 | Notizie | 0 commenti

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LA PAURA CHE FINISCE NELLA RABBIA

Siamo tutti impauriti da questa nuova ondata di polemiche ed episodi di violenza che invadono la nostra vita di tutti i giorni: la gente comune crede di avvertire un pericolo dall’extracomunitario (specie se nero), soggetto che va allontanato perché destabilizza la nostra società. 

Poi analizzando i fatti, sembrerebbe che le cose non stiano proprio così o almeno sembrerebbero non apparire nel modo che alcune -pochissime per fortuna- forze di opinione, politiche e mediatiche, raccontano in questo momento. Occorre stemperare i toni per evitare nuovi episodi di violenza contrari ai nostri valori e principi.
Forse sarà perché tra poche settimane saremo richiamati alle urne per esprimere un voto che alcuni opinionisti indicano come il meno decisivo della storia repubblicana. Forse servono temi caldi da campagna elettorale per infiammare gli elettori..
In ogni caso la gente ha paura del diverso e questo sentimento spesso si trasforma in rabbia, sentimenti che alcuni sembra strumentalizzino. Occorre ritornare alla sobrietà e inquadrare il fenomeno immigrazione secondo ragionevolezza e lealtà, tenendo presente però alcuni aspetti: la solidarietà dei paesi deve coniugarsi con il loro diritto di regolare i flussi migratori, rendendosi fiscali in certi momenti e più tolleranti in altri, salvo il diritto all’accoglienza dei rifugiati e profughi, fenomeno che deve essere regolato con coordinamento a livello europeo, se non mondiale stante la ampiezza dello stesso. Occorre poi riaffermare il rigore che lo Stato deve avere nell’attuazione della decisione adottata secondo legge di allontanamento dell’irregolare.    Nel mondo stiamo assistendo ad un fenomeno migratorio di rilevanza epocale, dovuto anche agli scenari di instabilità internazionale e di guerra e di grande povertà. 
Per risolvere il problema è inutile ora tentare di dare soluzioni buttate li, occorre una sinergia di risorse economiche, diplomazie internazionali, solidarietà  e buon senso e altro ancora che in questo momento pochi, per i motivi più disparati, sono in grado di mettere in campo.  C’è poi da considerare che se è vero che le guerre creano per alcuni la morte e la distruzione, per altri invece sono occasione di ritorno economico.

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