La tutela della Privacy e l’utilizzo dei social network rappresentano da sempre un tema delicato al centro di numerosi dibattiti. Gli strumenti rivoluzionari utilizzati per mantenere i contatti con persone dislocate in ogni parte del mondo, anche solo per condividere esperienze o per cercare informazioni, rappresentano una grande opportunità, ma presentano anche dei rischi molto elevati. Dalle statistiche elaborate a cura del Garante della Privacy è emerso che sono soprattutto i giovani ad essere particolarmente esposti ai rischi di furto dei dati personali, di violazione della privacy e non solo. I fenomeni criminosi cui essi sono sottoposti, sono principalmente di due ordini e grado: a) il furto di immagini, specie di minori, che vanno di frequente ad alimentare le fila della pedopornografia, purtroppo ancora dilagante, b) il cyberbullismo. Con il termine di cyberbullismo si intende “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito dei dati personali realizzati, per via telematica, a danno di minori, nonché la diffusione di contenuti on line riguardanti uno o più componenti della famiglia di un minore con lo scopo di isolarlo, attaccarlo o metterlo in ridicolo”. Un fenomeno purtroppo in netto aumento fino al punto di creare un disagio importante in chi subisce tale forma di attacco, capace di condizionarne la vita e nei casi estremi di portare addirittura alla morte. Tale forma subdola di reato, ha il grave vantaggio di insinuarsi nella mente del soggetto che subisce la pressione psicologica, perché si rivolge verso i più deboli, incapaci ancora di metabolizzare le offese o le ridicolizzazioni che subiscono solo perché sono ritenuti non conformi ad un modello di “perfezione fisica”, cui ci stanno abituando anche trasmissioni televisive leggere, nelle quali le rotondità o l’altezza contenuta o un naso pronunciato sono sufficienti per accantonare chi è diverso da questo standard. Particolarmente pericolosi, sono gli attacchi di cyberbullismo nei confronti di ragazzi che in piena pubertà, scoprono di avere orientamenti sessuali diversi, facendoli sentire in colpa, emarginati, quasi a voler stigmatizzare la loro “volontà” di scegliere e non considerando la natura dei soggetti, oppure il fallimento negli studi che fa diventare oggetto di vessazione da parte dei coetanei facendo sprofondare i malcapitati in una profonda depressione. La depressione sta diventando quindi un male sempre più trasversale, che non ha riguardo per la carta d’identità e che, purtroppo, spesso spinge verso gesti estremi. Un recente report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, a livello globale il suicidio è la seconda causa di morte (subito dopo gli incidenti stradali) tra gli under 30. Volendo circoscrivere il fenomeno all’Italia, l’Istat ha stimato in circa 4mila i suicidi nel nostro Paese e di questi, oltre il 5% vede protagonisti ragazzi sotto i 24 anni, circa di 200 casi l’anno. Per difendere i nostri giovani, vessati da tale fenomeno, offre uno spunto fondamentale quanto disposto dalla legge 71/2017 a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto dello stesso. In particolare partendo dalla nozione di cyberbullismo fornita in precedenza, i rimedi previsti dalla legge, sono l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei contenuti, a loro riferiti e diffusi per via telematica, che ritengono essere atti di cyberbullismo (ad esempio foto e video offensivi o tali da mettere in imbarazzo, o Post sui social network in cui si è vittime di minacce, offese o insulti ecc.). Si offre così la possibilità da parte dei genitori o degli stessi ragazzi (se di età superiore ai 14 anni) di richiedere al gestore un’istanza di oscuramento o rimozione dei dati diffusi in rete, previa conservazione dei dati originali, richiesta che deve essere valutata nelle 24 ore, decorse le quali è possibile avvalersi di altra autorità istituzionale quale appunto il Garante per la Protezione dei dati personali. Emerge quindi anche un tema di responsabilità genitoriale allorquando le famiglie sono chiamate a rispondere degli atti compiuti dai propri figli in qualità di responsabili, e le motivazioni addotte in tali circostanze quale omessa vigilanza ed omessa educazione, per non aver correttamente assolto ai propri obblighi educativi e di controllo dei propri figli. Le linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del fenomeno in ambito scolastico, e quindi anche le informative dirette alle famiglie allorquando il dirigente venga a conoscenza di atti di cyberbullismo e l’irrogazione di sanzioni con scopo educativo sono tutte azioni per contrastare Il fenomeno avverso ed è in continua evoluzione grazie a interventi formativi, informativi e preventivi affinché il tutto possa disincentivare la diffusione di tali comportamenti. Proprio per sensibilizzare i giovani sui pericoli di un uso poco consono o poco responsabile di queste nuove forme di comunicazione, il Garante per la protezione dei dati personali ha dedicato un evento, nell’ambito della “Giornata Europea della protezione dei dati personali”, ad un problema delicatissimo come il cyberbullismo, coinvolgendo mondo della scuola e quello dei social network. Con l’occasione, è stato reso disponibile sul proprio sito web un video di animazione con le istruzioni per un uso consapevole dei social network, e un test con venti semplici domande per verificare il grado di conoscenza dei principali rischi che si possono correre in rete. La “Giornata Europea della protezione dei dati personali” è un’iniziativa promossa dal Consiglio d´Europa con il sostegno della Commissione europea e di tutte le Autorità europee per la protezione dei dati personali e che, a partire dal 2007, si celebra in tutta Europa il 28 gennaio.
Il Laboratorio Privacy Sviluppo da sempre contribuisce all’opera di sensibilizzazione sul tema del cyberbullismo e, unitamente a Civicrazia, ha fatto nascere la figura del Garante della Cybervittima.
Elio Aliperti
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