Dic 18, 2016 | Notizie | 0 commenti

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L’AMORE CHE UCCIDE

L’amore che uccide

 

Partendo dal titolo di quest’articolo balza agli occhi l’ossimoro intrinseco. Il femminicidio è un tema attuale, ma che affonda le sue radici nel passato e offre molti spunti d’osservazione, di riflessione e possibili modalità d’azione ai fini di prevenzione. Cosa porta alcune donne a subire comportamenti violenti, svalutazioni, denigrazioni, svilimenti psicologici, abusi fisici e talvolta sessuali in un contesto di completo assoggettamento al partner? La società è cambiata molto velocemente negli ultimi 30/40 anni, mentre l’universo maschile spesso non è riuscito a stare al passo con le mutazioni sociali e in particolare con l’emancipazione femminile. Ecco perché uomini, che hanno introiettato una figura paterna negativa, assente, violenta e autoritaria, mettono in atto comportamenti e dinamiche disfunzionali a una vita di coppia serena, appagante per entrambe le parti e in continua evoluzione. All’apparenza possono sembrare uomini brillanti, attenti, protettivi, intriganti, ma ben presto nell’intimità o all’interno delle mura domestiche danno vita a tutta una serie di azioni destinate a “far terra bruciata” intorno alla compagna. Ostacolano la realizzazione professionale, le relazioni con famigliari e amici. Desiderano, forse inconsciamente, ridurre la donna ad “angelo del focolare” pronti ad aggredirla verbalmente e/o fisicamente; al benché minimo errore, ritardo o inadempienza. Le liti si fanno sempre più frequenti e violente andando a minare, non soltanto l’autostima della donna, in quanto tale, ma soprattutto la sua integrità psichica e la capacità di osservare lucidamente quanto sta avvenendo nella propria vita. Iniziano a pensare di essere loro stesse la causa di quella furia, se ne attribuiscono la responsabilità, giustificando il proprio compagno ed ottenendo come risultato soltanto l’annullamento del proprio IO. In questa dinamica perversa la donna accetta qualsiasi nefandezza in nome di un amore che non ha mai conosciuto, dipende affettivamente dal proprio carnefice ed è indotta a pensare che lui soltanto la possa “accettare e desiderare malgrado la sua completa inadeguatezza”. Le disfunzionalità dell’uno di incastrano perfettamente con quelle dell’altro. E allora guai a: riappropriarsi di sé stesse, lasciarli, innamorarsi di un’altra persona. Potremmo assistere agli ormai tristemente famosi casi di omicidio, minacce e condotte violente verso la donna, e talvolta anche verso la propria famiglia.

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