Ott 28, 2018 | Notizie | 0 commenti

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L’ITALIA DELLE MOLTE TASSE E DEGLI SCARSI SERVIZI: NON SI PUÒ ANDARE AVANTI COSÌ

L’Associazione Artigiani e Piccole Imprese, Cgia di Mestre, ha rilasciato pochi giorni fa un documento/denuncia sulle innumerevoli tasse che il contribuente medio deve pagare e, più in generale, sul peso fiscale delle aziende imprenditrici italiane.

Si tratta di un documento che ci pone di fronte ad una realtà non più sostenibile, iniqua, se confrontata con i sistemi fiscali degli altri stati europei, e ingiusta perché a un sempre più incomprensibile esborso monetario non segue alcun miglioramento dei servizi pubblici, anzi si è assistito in questi ultimi anni a un vero e proprio degrado, che rende ancora più dubbia qualsiasi azione fiscale.

Ma vediamo alcuni numeri.

Innanzitutto, sono 110, tra tasse e imposte, le contribuzioni che gli imprenditori ed il cittadino in generale sono chiamati a pagare ogni anno.

Il peso della tassazione sulle imprese italiane è massimo in Ue e ciò si evince calcolando la percentuale delle tasse pagate dalle imprese sul gettito fiscale totale: l’Italia si piazza al primo posto con il 14%, mentre sul secondo gradino del podio si posiziona l’Olanda con il 13,1% e sul terzo il Belgio, con 12,2%. Da segnalare che la Germania, il nostro principale competitor, registra l’11,8% la Spagna il 10,8%, la Francia e il Regno Unito il 10,6%. In totale, la media Ue è dell’11,4 per cento.

Le imposte che pesano di più sui portafogli dei cittadini italiani sono due e garantiscono più della metà (il 55,4%) del gettito totale: esse sono l’Irpef e l’Iva. Nel 2017 la prima ha garantito all’erario un gettito di 169,8 miliardi di euro (il 33,8%, un terzo del totale) mentre la seconda ha consentito di incassare 108,8 miliardi di euro (21,6%). Per le aziende l’imposta più pesante è l’Ires (Imposta sul reddito delle società), che l’anno scorso ha consentito all’erario di incassare 34,1 miliardi di euro. Di particolare rilievo anche il gettito riconducibile all’imposta sugli oli minerali che è stato pari a 26 miliardi e quello ascrivibile all’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) che ha assicurato 22,4 miliardi di euro.

“Tenendo conto che dall’applicazione di una novantina di tasse, tributi e contributi l’erario incassa solo il 15% del gettito totale annuo – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – con una seria riforma fiscale basterebbero poco più di 10 imposte per consentire ai contribuenti italiani di beneficiare di una riscossione più contenuta, di lavorare con più serenità e con maggiori vantaggi anche per le casse dello Stato che, molto probabilmente, da questa sforbiciata vedrebbero ridursi l’evasione”.

A rincarare la dose di critica su una gestione fiscale italiana farraginosa ed inutile, in quanto al miglioramento dei servizi, è il segretario della Cgia Renato Mason: “Se si considera che il livello dei servizi presente nel nostro Paese è molto modesto, è necessario che il Governo inizi seriamente a ridurre il carico tributario. Con la manovra di bilancio presentata nei giorni scorsi è cominciato un percorso di riduzione delle tasse sulle partite Iva. Un fatto sicuramente positivo, ma ancora insufficiente”.

Al peso fiscale eccessivo si aggiunge il grado di complessità raggiunto dal sistema fisco italiano, ormai inaccettabile: i tempi e i costi della burocrazia fiscale sono diventati una patologia che caratterizza negativamente tutto il nostro Paese. “Non è un caso – conclude Mason – che molti operatori stranieri non investano da noi proprio anche a causa dell’eccessiva ridondanza del nostro sistema burocratico. Incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza giuridica e adempimenti troppo onerosi hanno generato un velo di sfiducia tra imprese e Pubblica amministrazione che non sarà facile rimuovere in tempi ragionevolmente brevi”.

Insomma, se si continua così, l’intero sistema fiscale potrebbe bloccarsi, come gli ingranaggi di un vecchio macchinario arrugginito. Bisogna tornare a mettere il cittadino e la sua vita al centro di ogni azione governativa. Non si può più attendere.

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