Violenza di genere: effetti e conseguenze sui minori
Sono state più di 3.300 nel 2023 le chiamate che segnalavano casi di violenza sulle donne che coinvolgevano anche bambini, bambine e adolescenti vittime anch’esse di violenza assistita, diretta o indiretta.
Le conseguenze della violenza sono gravi e profonde non solo per le donne, spesso giovanissime, che ne sono vittime dirette, ma anche per i figli e le figlie.
Le nefaste conseguenze sono dirette e indirette:
– in modo diretto, quando la violenza avviene nel campo percettivo dei bambini ossia la vedono o la sentono.
– in modo indiretto, quando comunque ne subiscono la violenza prendendo coscienza di quello che sta accadendo, osservando gli effetti stessi della violenza sul corpo della mamma, (per esempio lividi e ferite), sulla sua psiche (stress e paura), sull’ambiente in cui vive (per esempio, vedendo tavoli e porte rotte), nell’alterazione della normale vita familiare.
I figli o le figlie delle vittime di violenza subiscono effetti negativi sullo sviluppo fisico e cognitivo, sul comportamento e sulla capacità di socializzazione, paragonabili, nel caso dei minori, a quelli di un abuso diretto con gravi ripercussioni sulle loro relazioni future.
Il forte stress che ne deriva può produrre effetti negativi sull’autostima e senso di colpa, e può suscitare nei minori sentimenti di paura costante, tristezza e rabbia legate al senso di impotenza e all’incapacità di reagire, ma anche ansia e impulsività o alienazione e difficoltà di concentrazione. Nel lungo periodo non è rara la comparsa di depressione, disturbi del sonno o dell’alimentazione, e, nei casi più gravi, la tendenza suicida. L’impatto psicologico sui minori coinvolti è ancora più devastante nei casi di femminicidio, per le conseguenze profonde sull’intera sfera di vita e relazione degli orfani, che riguarda anche gli adulti di riferimento ai quali essi vengono affidati, in prevalenza familiari delle vittime stesse.
Dopo il caso di Giulia Cecchettin è raddoppiato il numero di segnalazioni di abusi e violenze
Il femminicidio della giovanissima Giulia Cecchettin da parte di un suo coetaneo ci fa riflettere, ancora una volta, sull’importanza dell’educazione tra bambini/e e adolescenti. Per educare alla non violenza è necessario lavorare fin dall’infanzia sulla creazione di relazioni positive e paritarie.
Civicrazia sottolinea l’importanza della cooperazione e della condivisione fra giovanissimi. L’abitudine all’ascolto partecipe, all’empatia, al rispetto, soprattutto se promossa sin dalla tenera età, incentiva lo sviluppo di un clima di accoglienza, previene fenomeni di discriminazione ed esclusione e favorisce la capacità di stare in una relazione in cui la forza personale non si traduce e non si esprime nel dominio sull’altro.
Civicrazia ritiene estremamente importante affrontare con bambini, bambine e adolescenti i temi dell’educazione al rispetto, fornendo la possibilità di sperimentare un ambiente accogliente e non giudicante. Tale libero confronto aiuta loro a procedere verso una destrutturazione dei ruoli imposti e delle relazioni basate su stereotipi per sperimentare vere modalità di relazione con se stessi e con l’altro basate su criteri di libertà e responsabilità.
Occorre nelle scuole e nei luoghi di ritrovo dei giovani una programmazione con personale specializzato e verifiche delle risultanze.
Un impegno con i minori è fondamentale e va a costruire una società accogliente, inclusiva e non violenta.
Eleonora Aleo
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