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Non lasciamo che la scuola venga offesa

Risale ad un anno fa, a Velletri, l’episodio di un ragazzo, studente di un istituto tecnico, che ha minacciato gravemente una sua insegnante. La scena raccapricciante è stata ripresa da un cellulare e il video è stato poi diffuso sui social. Richiamato e continuamente ammonito, il ragazzo rimasto seduto al suo banco, ha continuato ad inveire contro la docente a più riprese in un inspiegabile quanto inaccettabile crescendo. “Ma chi sei tu per dirmi di tacere?”.” Vuoi finire all’ospedale? Ti faccio squagliare nell’acido”. “Mo’ ti alzo tutto il banco, ti alzo”. “Non mi provocare che poi la macchina non te la ritrovi”. La Procura di Velletri ha aperto un fascicolo sul video apparso sul web. Si ipotizza il reato di minacce ed oltraggio a pubblico ufficiale. Dunque, ancora la scuola offesa da episodi di bullismo. Ancora la scuola teatro di azioni che nulla hanno a che vedere con la sua missione educativa, la sua valenza formativa. Ci chiediamo quale idea della scuola abbia quel ragazzo, quale famiglia abbia dietro le spalle, quale contesto sociale e culturale gli offra i valori di riferimento. E’ chiaro che in un atteggiamento di questo tipo, così violento e immotivatamente violento, non possono esserci valori di riferimento bensì disvalori sui quali quell’adolescente impronta la sua condotta.. Di chi è la responsabilità? E’ una domanda che non può più andare elusa. E quali gli strumenti per ridare autorevolezza ad una relazione scuola/famiglia/giovani/apprendimento totalmente allo sbando? E’ civicratico lavorare su questi fronti, cercare concretamente sinergie e mettere al centro di ogni agire sempre e comunque la persona.

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