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OMBUDSMAN DEGLI ANIMALI. LA SVIZZERA DICE NO. E L’ITALIA?

 Uno dei quesiti referendari su cui i cittadini svizzeri sono stati chiamati ad esprimere un parere pochi giorni fa era “contro il maltrattamento e per una migliore protezione giuridica degli animali”. Si chiedeva d’introdurre l’obbligo, per i Cantoni, d’istituire un patrocinatore legale per difendere gli interessi degli animali stessi nei procedimenti penali per il loro maltrattamento. Insomma, una sorta di avvocato d’ufficio per difendere gli animali nei casi in cui il giudice o le forze dell’ordine avessero riscontrato violazioni di legge ai loro danni. L’iniziativa era stata lanciata dalla “Protezione svizzera degli animali” , che, per inserire il quesito tra quelli referendari, aveva raccolto 145mila firme.

Da sempre la Svizzera, alla pari di altri Paesi (USA in testa ) ha una normativa molto avanzata sulla tutela degli animali: nella stessa Costituzione, ad esempio, un articolo prescrive chiaramente l’obbligo di stordire mucche e altri animali da macello, prima di procedere alla macellazione. E già nel 1991, il cantone di Zurigo istituiva, con un’apposita legge, l’avvocato degli animali, nominato dall’esecutivo cantonale.

In effetti le leggi ci sono ma, secondo i fautori del quesito referendario, nella pratica quotidiana non sarebbero sempre applicate, e spesso non verrebbero comminate le sanzioni per i reati ai danni degli animali. Dunque la figura d’un avvocato “ad hoc” avrebbe vigilato sulla scrupolosa applicazione delle leggi. Prendendo infatti Zurigo come campione, sottolineano gli animalisti, emerge che, solo nel 2008, le sanzioni inflitte per il maltrattamento degli animali sono state circa 190: mentre negli altri Cantoni, dove ci sono le stesse leggi, ma non esiste una figura di tutela legale, si arriva al massimo a una manciata di procedimenti andati a buon fine (dai 3 ai 5 casi).

La notizia stimola varie riflessioni civicratiche (non a caso, tra gli aderenti a Civicrazia ci sono anche diverse associazioni animaliste, LAV in primo luogo). Non vogliamo entrare nella storica – quanto spinosa – questione se anche gli animali possano esser considerati titolari di veri e propri diritti soggettivi (questione da sempre molto sentita, ad esempio, nel diritto anglosassone, anche per la sua generale impostazione da “Common law” ), tesi che il quesito proposto in Svizzera implicitamente accoglieva in parte, proponendo appunto uno specifico avvocato per “rappresentarli” in sede penale. Però riteniamo che gli animali debbano esser pienamente tutelati nella loro integrità psicofisica.

Una parziale analogia tra Italia e Svizzera sta nel fatto che, anche da noi, prima dell’apposita legge 189 del 2004 , introduttiva dei reati contro gli animali, esistevano norme a loro parziale tutela, anche se assai raramente venivano applicate (clamoroso fu, a fine anni ’70, il procedimento penale contro il regista Mario Monicelli, gli sceneggiatori e gli attori Alberto Sordi e Vincenzo Crocitti, tra gli interpreti del film “Un borghese piccolo piccolo”, per la scena iniziale del luccio pescato e crudelmente maltrattato dal Sordi dipendente pubblico in vacanza). Ma a che punto è oggi, in Italia, l’applicazione della legge 189, specie dove prevedeva la creazione d’ un coordinamento interforze tra Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato e Polizie municipali e provinciali? E per quanto riguarda la tutela non solo degli animali “d’affezione”, ma di tutte le specie animali?
 

F. F.

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