La pensione: pillole di riforma
È entrata in vigore il primo gennaio la riforma Fornero sulle pensioni. Tante le polemiche e i commenti, poche le effettive spiegazioni: proviamo a fare un po’ di chiarezza.
La riforma ha modificato il sistema precedente, che funzionava con le cosiddette “quote”: andava in pensione chi, sommando età anagrafica e anzianità contributiva, raggiungeva la quota di 97 per i dipendenti e 98 per gli autonomi; unica possibilità di andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica era quello in cui il lavoratore aveva raggiunto i 40 anni di contributi.
Oggi le quote non esistono più. Si va in pensione solo in base all’età: 66 anni per tutti (eliminati anche i vantaggi per le donne, che avevano la possibilità di sveltire la procedura in base al lavoro), contro i 65 precedenti. La pensione anticipata sarà possibile solo per chi avrà superato i 42 anni e un mese di contributi (per gli uomini) o i 41 e un mese (per le donne). Ci saranno comunque penalizzazioni per chi sceglierà la pensione anticipata prima dei 62 anni (taglio quota dell’1%) o prima dei 60 (taglio quota 2%).
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