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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: QUANDO IL PREMIO NON È MERITOCRATICO

Nella Pubblica Amministrazione sono premiati i meritevoli?

La Corte dei Conti solleva dubbi e rilievi: c’è poca meritocrazia nell’assegnazione dei premi ai dipendenti della Pubblica Amministrazione.

L’analisi sui dipendenti delle Pa centrali, nel triennio 2020/2022, effettuata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, certificata dalla delibera 62 del 2024, riscontra “un’indicazione di obiettivi particolarmente bassi”.

Sono stati cioè valutati gli obiettivi prefissati ai dipendenti, rilevando che spesso questi erano impostati a livelli particolarmente bassi, facilitando il raggiungimento di risultati apparentemente positivi, ma che non trovavano riscontri in termini di contributi reali al miglioramento delle strutture pubbliche.

La Corte dei Conti è stata chiara e ha evidenziato un “appiattimento verso l’alto della valutazione del personale, con una conseguente premialità senza adeguati presupposti meritocratici”.

In sostanza, una valutazione di idoneità meritocratica dovrebbe avere come presupposto criteri di competenza ed efficienza. Se la qualità delle prestazioni dei dipendenti pubblici è giudicata invece sulla base di attività e obiettivi irrisori, è facile premiare ma i premi sono ingiustificati e immeritati.

 

IL REPORT DELLA CORTE È NATURALMENTE ALLARMANTE E SCONCERTANTE. PONE QUESITI IMPORTANTI RELATIVAMENTE AL VALORE AUTENTICO DELLA MERITOCRAZIA ALL’INTERNO DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

Un sistema di misurazione e valutazione inadeguato fa il paio con una realtà che non sembra stare al passo con la produttività e l’efficacia da tutti invocate come necessarie.

La situazione è certamente critica. Criteri e parametri inadatti, addirittura ridicoli o almeno insufficienti a rappresentare le esigenze di buon andamento della pubblica amministrazione, sono la cattiva “soluzione” di chi vuole coprirla.

Invece di accertare che non c’è merito, Enti e Strutture pubbliche premiano il merito che non c’è.

Ma poi i premi sono “incentivanti”?

Macché. La pratica dimostra che l’appiattimento della premialità nella Pubblica Amministrazione è unicamente una decisione dannosa foriera di conseguenze negative a cascata:

 

DEMOTIVA I MERITEVOLI

Visto che le differenze di merito non vengono giustamente riconosciute, i dipendenti potrebbero avvertire sempre meno slancio personale e professionale.

 

Riduce l’efficienza

La mancanza di stimoli per lavorare meglio può portare a una riduzione generale dell’efficienza e della produttività. Nel tempo può generare un atteggiamento di “minimo sforzo”.

 

Fa scappare i talenti

Se l’eccellenza non è ricompensata, i più capaci e ambiziosi tendono a Iasciare il settore pubblico e a trovare opportunità in ambiti privati.

 

Insinua una percezione di ingiustizia

Chi lavora più e meglio degli altri ma riceve lo stesso trattamento, tende inevitabilmente a perdere fiducia, a sentirsi considerato in maniera scorretta e a perdere la voglia di impegnarsi.

 

Deteriora la qualità dei servizi

La fuga dei talenti e quindi la perdita di competenze e conoscenze preziose, la demotivazione del personale, l’assenza di vero riconoscimento del merito, finisce per determinare un abbassamento della qualità dei servizi offerti al cittadino.

 

Fa crescere una cultura del conformismo

Lo sprezzo del merito scoraggia l’innovazione e la creatività, non valorizza la formazione e non sprona l’evoluzione, promuove una sotto-cultura di conformismo e immobilismo.

 

Non fa emergere la responsabilità

Senza un sistema corretto di valutazioni, riconoscimenti e premi, non esistono né conseguenze concrete per la scarsa performance né incentivi a migliorare. Nessuno è realmente invogliato, nessuno risponde di ciò che non fa.

Sui dipendenti pubblici capaci e meritevoli un quadretto così è a dir poco devastante. Può indurre soltanto frustrazione. D’altra parte non fa che peggiorare la considerazione e il rispetto delle persone per le istituzioni pubbliche.

Lo schiaffo della Corte dei Conti arriva a proposito.

Non è tollerabile per i cittadini una premialità scellerata dei dipendenti della P.A. a fronte di servizi e andamenti sempre più precari, inefficienti, insufficienti, inefficaci.

Cittadini protagonisti e impegnati Civicratocamente trovano nei rilievi della Corte argomenti rilevanti Non è più tempo di livellamento verso il basso ma, anzi, è arrivato il tempo di innalzare la meritocrazia a UNICO CRITERIO di esercizio delle funzioni pubbliche.

Antonella Mollia

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