Per la Corte dei conti i fondi pubblici, fermi a 3.018 euro pro capite, sono il 47% di quelli tedeschi e il 57,9% di quelli francesi.
La categoria del miracolo non appartiene agli strumenti di analisi della finanza pubblica. Ma sembra avvicinarsi parecchio a quanto compiutofin qui dal sistema sanitario italiano. Che viaggia su livelli di finanziamento pubblico ormai sideralmente lontani da quelli abituali nei principaliPaesi europei. In particolare difficoltà crescenti, in un quadro macchiato da distanze sempre più allarmanti tra Nord e Sud.
Il quadro emerge chiaro dalla nuova Relazione al Parlamento sulla gestione dei servizi sanitari regionali appena depositata dalla sezioneAutonomie della Corte dei Conti (delibera 4/2024. Con un’impostazione percorsa da forti elementi innovativi, l’esame dei magistrati contabilinon si limita questa volta alla scansione puntuale dei dati di bilancio, ma si allarga in uno sguardo a tutto campo che incrocia i dati finanziarie quelli di performance, pescati dai dati sui livelli essenziali di assistenza (Lea) ma anche dagli indicatori sul benessere equo e sostenibile(Bes) elaborati dall’Istat e da quelli costruiti dall’Ocse sulle performance dei sistemi sanitari. La Corte dei Conti colloca i risultati in uncontesto internazionale che aiuta a inquadrare meglio le incognite della sanità di casa nostra.
I numeri parlano chiarissimo, come sono abituati a fare. La spesa pubblica italiana per la sanità oscilla oggi intorno ai 131 miliardi, contro i 427 dellaGermania, i 271 della Francia e i 230 del Regno Unito.
Curarsi sta diventando un lusso
Il problema risiede, tuttavia, nel riuscire a usufruire dei servizi sanitari nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Secondo il 21° RapportoOspedali & Salute di Censis E Aiop il vulnus del sistema è proprio la sua impermeabilità, in termini di barriere all’ingresso. Il 53,5% degliitaliani si trova ad affrontare tempi di attesa eccessivamente lunghi rispetto all’urgenza della propria condizione clinica, mentre il 37,4%segnala la presenza di liste bloccate o chiuse, nonostante siano formalmente vietate.
La quota di popolazione che rinuncia, e si rivolge alla sanità a pagamento, è del 39,4% (il 34,4% dei bassi redditi). In particolare, il 12%ricorre all’intramoenia (la sanità privata nelle strutture pubbliche) e il 18% al privato puro.
Il 51,6% degli italiani, pertanto, sceglie direttamente la sanità a pagamento, senza provare a prenotare nel Servizio Sanitario Nazionale. Un dato allarmante!
Paolo Colombo, Avvocato, Garante dei diversamente abili
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