Dic 23, 2024 | Battaglie | 0 commenti

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SCAMBIARE I PRIGIONIERI FRA ISRAELE E PALESTINA. IL CASO BARGHUT

CHI E’ MARWAN BARGHOUTI

Da qualche mese, a guerra in corso dopo l’orribile attentato di Hamas del 7 ottobre 2023 e l’orribile reazione di Israele – che ha già sacrificato decine di migliaia di civili e ha creato un disastro umanitario ingiustificabile – si parla della liberazione di Marwan Barghouti.

Marwan Barghouti è divenuto simbolo della seconda Intifada, leader delle milizie Tanzim, braccio armato del partito Fatah, articolazione dell’OLP di cui è membro del Consiglio legislativo. Egli è in carcere dal 2002 dove sta scontando 5 ergastoli per omicidio e 40 anni per tentato omicidio ed è stato ritenuto responsabile di vari attacchi terroristici dalla magistratura israeliana, la cui giurisdizione non è mai stata naturalmente riconosciuta da Barghouti e dai palestinesi.

Il suo nome è apparso nella lista dei detenuti palestinesi di cui Hamas chiederebbe la liberazione in cambio di quella degli ostaggi ancora prigionieri.

Secondo i sondaggi avviati anche nei territori palestinesi è Marwan il politico che raccoglie il maggior numero di consensi.

Aarad Barghouti, figlio di Marwan, ha dichiarato di recente che il padre “è la persona che può fermare la guerra” e che la sua liberazione potrebbe avviare la soluzione nella guerra fra i due Stati, Palestina e Israele, e gestire il dopo Hamas.

 

LA DENUNCIA

La moglie di Marwan, l’avvocata Fadwa Barghouti, ha da tempo lanciato una campagna per la sua liberazione e per quella dei detenuti palestinesi, ha espresso preoccupazione per la sorte del marito e ha chiesto una visita di medici esterni per verificare le condizioni in cui vive, dopo 21 anni di carcere, Marwan Barghouti. Marwan ha denunciato di essere stato ripetutamente picchiato e di vivere in isolamento in condizioni disumane.

La moglie dal 2023 sta promuovendo una campagna per la liberazione di Barghouti che può diventare il nuovo leader dell’Autorità nazionale palestinese.

 

LA TRATTATIVA

La trattativa avviata nel corso del nuovo conflitto sembra essersi di nuovo arenata in questi giorni di fine dicembre.

Il governo israeliano respinge le richieste, anche interne, di liberazione di Barghouti, anche se in ambito di scambio di prigionieri. In effetti si trattiene in carcere, quasi sicuramente in condizioni disumane, proprio chi potrebbe avviare un percorso di fine del conflitto. Fra i leaders palestinesi Marwan è considerato da molti un moderato e un laico e ha sempre sostenuto la soluzione della convivenza tra i due Stati, uno israeliano e uno palestinese.

In questi ultimi giorni, dopo la caduta del regime di Assad in Siria, si era di nuovo parlato del suo possibile rilascio nell’ambito di un accordo di cessate il fuoco, ma il premier israeliano Netanyahu ha smentito allo stato questa possibilità, impedendo di fatto di avviare una soluzione pacifica.

 

IL CAMMINO DOPO LA RISOLUZIONE ONU DEL MAGGIO 2024

Nel maggio 2024 l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato una risoluzione che riconosce la Palestina come qualificato a diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, con 143 voti favorevoli, 9 contrari e 25 astensioni (tra cui l’Italia).

Il testo deve essere approvato dal Consiglio di Sicurezza e si profilano forti ostacoli fra cui il veto degli Stati Uniti.

Ma, al di là del risultato giuridico, del tutto incerto, la presa di posizione della quasi totalità dei Paesi membri dell’ONU ha un valore politico indiscusso.

Dal novembre 2018 la Macroregione Mediterranea aveva già riconosciuto fra gli Stati la Palestina; per il conflitto in corso, la Macroregione Mediterranea richiede immediata condanna dei governanti colpevoli in Palestina e in Israele di gravi crimini di guerra. A seguito della risoluzione ONU del 28 maggio 2024 tre Stati (Spagna, Norvegia e Irlanda) hanno formalmente già riconosciuto lo Stato di Palestina.

Scambiare i prigionieri senza veti sarebbe ora un passo rilevante.

Desi Bruno, Avvocato

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