Ansia e suicidi, boom giovani in pronto soccorso dopo il Covid
Dai dati clinici ospedalieri relativi a tutte le visite al Pronto Soccorso di bambini e adolescenti (da 0 a 17 anni) avvenute tra il 1° gennaio 2018 e il 31 dicembre 2021 in nove ospedali italiani emerge il collegamento con bullismo e stress a scuola
(5 agosto 2024,
Il Sole 24 ore)
Il suicidio dei bambini
Non si tratta solo di bullismo
Emergono in molti bambini e adolescenti acuzie psichiatriche e problematiche sociali e sanitarie inerenti al processo evolutivo e alla loro salute mentale.
La spinta al suicidio o tentato suicidio, lo stress insostenibile, un carico di dolore opprimente già in tenera età spesso non hanno risposte nelle agenzie educative, nella famiglia, nelle relazioni sociali e parentali.
Accesso ai pronto soccorso
Gli accessi al pronto soccorso area pediatrica per visite urgenti per tentativi di suicidio sono quasi triplicati, con aumenti più marcati per i più giovani e bambini!
La solitudine è il vuoto
Cosa spinge un bambino a desiderare la morte? Che spinge il bambino a cercarla, e persino a trovarla, se non un abbandono interiore, l’infelice sensazione di non essere voluti e amati, il trauma stesso dell’esistere, non mediato da una viva figura conciliante le paure? Manca oggi una figura, parentale o non parentale, che si faccia portavoce e contenitore di quanto la realtà esteriore trascina con sé, evocando paure ancestrali di morte, di frammentazione, di discontinuità degli affetti e dei legami. Leggiamo addolorati notizie di cronaca, eventi di morte precoce, notizie di un clima pervasivo di incertezza familiare e sociale, paure indotte e accentuate che si intrecciano con paure “normali” delle fasi evolutive. Tutto ciò nell’esposizione al mondo degli adulti come terribile.
Un Bambino insufficiente
Spesso bambini e bambine sono carichi di sensi di colpa, inadeguatezza, difficoltà a percepirsi amati, voluti, capaci, ma soprattutto lontani dal piacere, dalla curiosità di sentirsi liberi e vitali. Sono oppressi da pregiudizi ed emozioni dominanti che non trovano soluzione.
Dentro un guscio
I bambini vivono dentro un guscio, in relazioni asettiche, per loro, fredde, incapaci di sentire calore, affetto, irraggiungibili, come in un pozzo di fango e tristezza. Allora la solitudine, come una corazza, è cercata e temuta.
Figli di una società sorda
Il loro silenzio parla. Il loro dolore troppo spesso non urla, non batte i pugni, non crea problemi a scuola, a casa, fino a quando il dolore assordante non spinge a ferirsi e fuggire dalla stessa vita perché non ci sono parole che possano aiutarli a difendersi dal vuoto estremo e dalla mostruosa paura!
Pronto intervento
È in queste occasioni, così gravi e atroci, che le istituzioni manifestano tutta la loro debolezza, la loro mancanza di risposte, di circuiti organizzati di cura, sostegno e intervento precoce.
I grandi assenti
I posti letto in tutta Italia per ricovero in area pediatrica di bambini e adolescenti sono pressoché nulli, davvero pochissimi.
La presa in carico della Neuropsichiatria è spesso inviata alla Salute mentale adulti, con grave rischio di stigmatizzazione e disagio sociale postumo.
La continuità della cura psichiatrica/ neuro psichiatrica o della età evolutiva è carente per assenza di personale sanitario, che spesso esercita in privato, e che lascia depauperato del diritto alla cura chi non ha mezzi per cure specifiche e private!
Il bambino in acuzie
Non bastano a restituire la gioia neppure le cure private e le visite mediche e neuropsichiatriche poiché l’acuzie si presenta inattesa, improvvisa e con le sue modalità spesso devastanti.
L’acuzie è lo scompenso improvviso del minore e dell’adolescente.
L’acuzie, con le sue caratteristiche etero lesive e autolesive, in diversi momenti di crisi, chiede una risposta che ad oggi è frammentata e a macchia di leopardo; ecco che qui la risposta non può che essere sinergica, istituzionale/ospedaliera: salvate insieme la vita! Ma di fatto sono rarissimi reparti di pediatria sinergici con reparto di neuropsichiatria, tanto da vedere questi minori dopo la cura immediata o ancor peggio essere restituiti ai propri familiari con gravissimo rischio di recidiva.
Ecco che il bambino affetto da disturbi psichici ed evolutivi mette alla prova il ruolo delle istituzioni, ne rivela le falle, la mala organizzazione, soprattutto rivela che non sono pensati e vissuti come soggetti in crescita, in evoluzione,
a misura di persona.
Emerge il senso indifferibile della nostra Battaglia Civicratica.
Nella tragica realtà si attende persino, fra risposte frammentate e frammentarie, che il bambino acceda al Servizio Mentale adulti: in alcune regioni esistono già Moduli Residenziali per minori dai 10 ai 18 anni afferenti alla Salute Mentale adulta!
Così il bambino trova risposte preposte da adulti che imprimono allo stesso bambino un ignobile stigma.
Il Paradosso
Paradossalmente i Servizi per la Salute Mentale Adulti sono più sensibili e organizzati. Questo in virtù della legge Basaglia e recentemente della Legge Marino (chiusura O.P.G. Ospedali psichiatrici Giudiziari, sostituiti dalle R.E.M.S. ossia Residenze esecuzione misure di sicurezza).
Il bambino che si toglie la vita spesso sente che per lui non c’ è posto, se non immerso in un groviglio di confusione e dolore.
Noi adulti dove stiamo?
Siamo degni di definirci adulti senza dare protezione a chi è bambino?
Lo Stigma è la Morte Bianca
Non si esce dai circuiti percorsi da bambini che tolgono la possibilità di essere, esistere e realizzarsi.
In questi momenti terribili i bambini hanno bisogno di essere accolti nell’anonimato delle proprie sofferenze, dell’atroce gesto di auto annientamento, mentre incombe anche la disperazione di madri e padri che non hanno percepito, come tutti!
Basta con questi orrori! Rafforziamo nella società civile la rete di relazioni professionali e umane per restituire il bambino al suo diritto di aver bisogno!
Imponiamo Istituzioni Giuste, Umane, di Vita.
Donatella Mereu, psicoterapeuta, criminologa
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