A quasi un anno dal lancio della classifica “Rompiscatole”, Greenpeace, rende noti i risultati delle analisi genetiche condotte da AZTI Tecnalia su 165 scatolette di tonno, provenienti da 12 paesi tra cui l’Italia.
Il tonno in scatola è la conserva ittica più venduta sul mercato mondiale ma l’industria è tutt’altro che sostenibile. Una scatoletta su tre infatti, contiene specie differenti di tonno mescolate insieme, o diverse da quanto indicato in etichetta (pratica illegale in Europa). Inoltre, le analisi rivelano che alcune delle scatolette campionate contengono addirittura specie sovrasfruttate, come il tonno obeso.
«Quando un consumatore mette nel carrello della spesa una scatoletta di tonno non sa realmente cosa compra. Purtroppo, la maggior parte dei prodotti presenti sul mercato – denuncia Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace – non offrono sufficienti garanzie né sul tipo di tonno che portiamo in tavola né sulla sostenibilità dei metodi con cui è stato pescato».
Un grosso problema è anche l’utilizzo di metodi di pesca poco sostenibili, come le reti a circuizione con “sistemi di aggregazione per pesci” o i FAD, oggetti galleggianti che attirano esemplari giovani di tonno ma anche specie minacciate come tartarughe marine, squali balena e altri pesci, minacciando pericolosamente l’ecosistema marino.
Greenpeace chiede che l’industria del tonno in scatola e le grandi catene di distribuzione garantiscano piena trasparenza ai consumatori e si impegnino a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile.
NUOVE MODALITA’ DI ACCERTAMENTO DELLE CONDIZIONI DI INVALIDITA’ CIVILE: CRITICITA’ NELLE PROCEDURE. TUTELARE I DIRITTI
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