Sono in treno. Direzione Roma. Un addetto al servizio di accoglienza mi chiede se gradisco un quotidiano. Scelgo il Corriere della Sera. Chiudo il libro che stavo leggendo per sfogliare il giornale. Tutto più o meno liscio fin quando arrivo a pagina 15. Lì mi fermo e si ferma la mente. Senza voler richiamare Lombroso e le sue teorie, il volto dell”uomo incriminato non mi trasmette nulla di buono. Anzi trovo la sua espressione decisamente malefica. Il soggetto è l’ex giudice Francesco Bellomo, gestore della scuola di formazione per il concorso in magistratura “Diritto e Scienza”, organizzata a Roma, Milano e Bari. L’accusa per Bellomo è di maltrattamenti a danno di alcune iscritte ai corsi della scuola. L’aggravante è la “sudditanza psicologica” in cui teneva alcune borsiste, quelle di maggior suo gradimento, con veri e propri contratti di schiavitù sessuale, in base ai quali le ragazze dovevano sottostare ad un vero e proprio codice di svilimento della propria persona e che prevedeva sanzioni e ricatti in caso di “ribellione”. Come l’episodio della pubblicazione di dettagli intimi di una borsista sulla rivista della scuola, diventati poi oggetto di un concorso tra i corsisti lettori, nel senso che “chi avesse fornito la migliore spiegazione dei comportamenti della ragazza” avrebbe vinto l’iscrizione gratuita al corso dell’anno successivo. Ancora: le uscite serali delle ragazze dovevano essere autorizzate; alle ragazze non era consentito “avviare o mantenere relazioni intime con soggetti che non raggiungessero un determinato punteggio”, attribuito naturalmente dal Bellomo stesso, il quale pretendeva di essere trattato con assoluta priorità e dedizione, anche in quanto a prestazioni sessuali.Una vicenda che colpisce ulteriormente la magistratura, che non ha certo brillato negli ultimi tempi causa eventi non edificanti che l’hanno vista protagonista. L’istinto marcio che si fa beffe del diritto. Che formazione si impartisce in questa scuola dall’altisonante titolo “Diritto e scienza”. Quale diritto e quale scienza?
DIRITTO DI DIFESA E TUTELA DELLE VITTIME DEI REATI “VIOLENTI”
Non è vero che le vittime di reati “ violenti “ hanno sempre diritto al patrocinio a spese dello Stato. COSA PREVEDE LA LEGGE L’art. 76 comma 4 ter del DPR 30 maggio 2002 n. 115 , modificato dalla legge n. 38 del 2009, prevede che le persone offese dei reati...
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