Ott 26, 2024 | Battaglie | 0 commenti

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VITTIMA DI INGIUSTI PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI PER AVER SVOLTO IL PROPRIO DOVERE – ANNULLATI GLI INGIUSTI PROVVEDIMENTI IN SEDE GIUDIZIARIA

INTERVISTA AL DOTT. EMILIO TAZZA, SEGRETARIO SINDACATO MEDICI DELLA FEDERAZIONE CIMO – FESMED, VITTIMA DI DUE INGIUSTI PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI PER AVER SVOLTO IL PROPRIO DOVERE – ANNULLATI GLI INGIUSTI PROVVEDIMENTI IN SEDE GIUDIZIARIA

CIVICRAZIA SEMPRE DALLA PARTE DEI LAVORATORI VITTIME DI SOPRUSI

 

Dott. Emilio Tazza, è vero che è stato destinatario di due provvedimenti disciplinari dal suo “capo”? Lei è anche Segretario del Sindacato Medici della Federazione CIMO-FESMED.

Ci spieghi cosa è successo.

Mi chiamo Emilio Tazza e rilascio questa intervista in qualità di Segretario Sindacato Medici della Federazione CIMO-FESMED. Vorrei che tutti i medici reagiscano con vigore ai soprusi. Lavoro come Medico del servizio 118 presso l’ASL di Benevento. Effettivamente sono stato destinatario di due provvedimenti disciplinari che sono stati, entrambi, dichiarati illegittimi dal Giudice del Lavoro.

Nell’ultimo provvedimento disciplinare sono stato accusato di avere usato impropriamente il telefono di servizio 118 sebbene la mia chiamata fosse stata fatta per salvaguardare la vita di un paziente.

 

Che cosa ha provato quando ha ricevuto il provvedimento disciplinare?

Stupore e incredulità. Non avrei mai pensato che una normale telefonata alla Centrale del 118, fatta per correggere un errore sui tempi del soccorso, potesse suscitare tanta ostilità. Hanno colpevolizzato me per aver segnalato un errore, invece di sanzionare chi lo ha commesso.

 

Secondo Lei perché certe situazioni vengono gestite in questo modo?

Per intimorire chi dissente dalle scelte strategiche aziendali illegittime.Le condotte offensive e denigratorie, nonché l’uso del potere disciplinare nei miei confronti, si sono scatenati con particolare veemenza a seguito di una mia intervista sui canali televisivi, dove ho contestato la carenza e l’inadeguatezza dei dispositivi di protezione forniti dalla Centrale Operativa agli operatori del 118 durante la pandemia Covid. Attualmente è in corso una aspra vertenza sulla demedicalizzazione delle ambulanze che non favorisce il dialogo costruttivo tra le Parti.

 

Cosa cambierebbe in tale gestione?

Innanzitutto rispettare la legge. Mi atterrei semplicemente alle disposizioni di legge e, con riferimento al 118, applicherei l’Atto Aziendale in cui si prevede che le attività della Centrale Operativa devono avvalersi della collaborazione di almeno tre referenti per le tre macroaree da istituire. Una Unità Operativa Complessa, quale quella del 118, necessita del supporto di queste articolazioni intermedie per garantire una buona governance del sistema.

 

Che messaggio dà alle persone che hanno paura di difendere i loro diritti?

E’ importante documentarsi e informarsi. Molti dipendenti non sono a conoscenza dei propri diritti e questo li rende deboli. Esperienze come le mie possono aiutare a comprendere che non bisogna subire ma reagire, costruendo così un modello più giusto.

 

Mi racconta brevemente la sua storia e cosa comporta essere Medico del 118?

Sono 25 anni che lavoro nell’emergenza territoriale del 118 e mi reputo fortunato a svolgere una professione che, per quanto mi riguarda e riguarda tantissimi colleghi, ritengo che sia la più bella del mondo. Il contatto con la sofferenza vera delle persone è un momento di crescita interiore. La gratitudine dei pazienti è gratificante dal punto di vista umano e professionale. Penso che ciascuno debba fare la sua parte per rendere questo mondo migliore.

 

Com’è stato lavorare in tutti questi anni?

E’ stata un’esperienza ogni giorno formativa, ricca d’impegno e responsabilità. Se ognuno, almeno una volta al mese, facesse un giro sulle ambulanze o nelle corsie di un ospedale, penso che il mondo sarebbe migliore.

 

Perchè questo accanimento verso di Lei?

E’ opinione diffusa che i provvedimenti disciplinari, peraltro definiti illegittimi dalla Magistratura, siano stati attivati per colpire il dissenso. Colpire uno per educarne cento. Come Sindacato di cui sono Segretario non facciamo sconti sulla denuncia di una Sanità carente sia dal punto di vista dell’appropriatezza delle prestazioni sia della equità di accesso alle cure.

 

Perchè ha reagito a queste pressioni? Che cos’è successo dopo?

Ho reagito solo per difendermi da accuse infondate e da provvedimenti illegittimi, pianificati per discreditarmi e intimidirmi. Non ci sono riusciti.La bocciatura dei provvedimenti disciplinari ha certamente avuto ripercussioni negative su chi ha responsabilità apicali e, piú in generale, sull’ intera ASL la cui immagine ne esce offuscata. Ma possiamo finalmente respirare “aria di Giustizia”.

 

Ha cercato il dialogo con i Responsabili di tali accuse? ?? cercato di spiegare loro?

Ho cercato d’interloquire con la direzione strategica, con il Comitato Unico di Garanzia, ho chiesto ripetutamente ai dirigenti sovraordinati di tutelarmi contro atteggiamenti mobbizzanti e persecutori. Non ho avuto alcun adeguato riscontro. E mi sono rivolto alla Giurisdizione.

 

Ha subito pressioni o ostilità?

Ho sempre informato gli organi di vertice della mia condizione di sofferenza psico-fisica derivante da condotte che mi provocavano un profondo senso di prostrazione, che volevano mettermi in cattiva luce con i colleghi di lavoro (anche in relazione alle battaglie che conduce il Sindacato di cui sono Segretario) e che mortificavano la mia dignità umana e professionale.

 

Lei quindi crede di aver subito vessazioni?

Se si considera la pluralità di attacchi, se si considera come sono stati miratamente sistematici e duraturi, se si valuta l’asprezza di tali attacchi cui sono stato sottoposto, se si tiene conto delle numerose segnalazioni formali che ho inoltrato, si può ben comprendere come le azioni da me subite potrebbero ben inquadrarsi nell’ambito delle azioni vessatorie e dell’accanimento persecutorio.

 

Quando ha deciso di intraprendere la strada giudiziaria?

Quando mi è stato notificato il secondo provvedimento disciplinare. Il primo provvedimento mi avava fatto vivere una situazione di particolare apprensione e di rilevante difficoltà a causa dei perseveranti comportamenti da me percepiti come mobbizzanti e persecutori. Mi sentivo senza forze per reagire e stavo subendo. Paradossalmente devo essere grato all’attivazione del secondo provvedimento senza il quale non avrei trovato la spinta per reagire anche sul primo.

 

Altri Medici o Infermieri Emergentisti sono incappati in tali situazioni?

Per quanto di mia conoscenza, sicuramente almeno un altro medico sindacalista è stato sanzionato con provvedimento disciplinare dichiarato illegittimo dalla Magistratura del Lavoro. I Sindacati hanno duramente condannato la facilità dei procedimenti disciplinari infondati con i quali medici sindacalisti vengono presi di mira.

 

Quali ripercussioni ha avuto nella sua vita questa vicenda?

Ho vissuto periodi con rilevanti disturbi d’ansia tali da richiedere fastidiose terapie che tuttora sto seguendo. Ai disturbi psicologici si sono associate le alterazioni psicofisiche con insonnia, cefalea, extrasistolia, inappetenza. Insomma una situazione non facile

 

Cosa si prova a subire due provvedimenti disciplinari immotivati?

Un senso di rabbia, frustrazione e impotenza

 

Lei può spiegare il ruolo importante dei Medici e Infermieri di Emergenza-Urgenza nella Sanità Italiana?

Queste due figure professionali sono l’asse portante della Sanità. Gli infermieri assumono ruolo indispensabile e insostituibile, sono preziosi per i medici. Noi medici senza di loro andremmo incontro a grandi difficoltà nell’assistere un paziente in emergenza, ad elevato rischio di mortalità. Gli infermieri ci danno sicurezza per la manualità e competenza che hanno sulle procedure di loro esclusiva pertinenza. Infermieri e medici sono sinergici e soltanto la contestuale presenza di queste due figure professionali può garantire la massima efficacia degli interventi.

 

Cosa si sente di dire a tutti quei sanitari che lavorano diligentemente per salvare vite umane e sono vittime di soprusi?

Consiglio di non mollare mai e di segnalare sempre formalmente per lasciare traccia degli eventi ritenuti offensivi, prevaricatori o mobbizzanti. Consiglio sempre una lettura del codice di comportamento dei dipendenti che ogni azienda ha l’obbligo di adottare e dove sono ben indicati anche gli obblighi cui i dirigenti di rango superiore si devono attenere per evitare azioni arbitrarie e garantire il benessere lavorativo

 

Cosa ha provato dopo la sentenza del Giudice?

Un senso di sollievo e fiducia, fiducia nella giustizia e in me stesso. Ho avuto conferma che bisogna sempre opporsi ai comportamenti ingiusti dei sovraordinati per difendere la propria dignità personale e professionale. E per aiutare altri a trovare la forza di reagire.

Annamaria Gelormini, Infermiera

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